Non piove e non pioverà, secondo le previsioni, anche per le prossime settimane. Forse giovedì 17 gennaio, ma è troppo lontano per valutarne l’attendibilità. Una condizione che non aiuta l’aria di Monza e Brianza, se non sperando nel vento, e nemmeno le coltivazioni secondo l’allarme di Coldiretti.
Su Brianza e Lombardia permangono condizioni di tempo in larga parte stabile e asciutto “che perdura ormai da molti giorni. Il clima sarà comunque invernale specie nei valori minimi in assenza di vento, anche abbondantemente sotto lo zero in pianura, mentre il sole favorirà massime generalmente comprese tra 5 e 10°C. Nel weekend un nuovo fronte da Nord Ovest si addosserà alle Alpi portando ancora un po’ di neve lungo i crinali alpini, mentre sulle pianure è probabile un nuovo episodio di foehn tra domenica e lunedì”, analizzano gli esperti di 3bMeteo.
Il vento sembra dunque la sola ancora di salvezza per la qualità dell’aria con valori che altrimenti tendono a schizzare vertiginosamente verso e oltre i livelli d’allarme: le centraline Arpa brianzole hanno registrato in media 81,7 microgrammi per metro cubo di Pm10 il 7 gennaio e 97 l’8 gennaio (91.3 e 108.6 a Milano e hinterland) per scendere a 33.5 il 9 gennaio. La media dei dati di Monza dice che nei due giorni oltre i limiti in città il Pm 10 è salito a 73 e 97 mg per metro cubo: un crescendo da 57, 60, 84, 111 dal 5 all’8 gennaio alla stazione di via Machiavelli.
Ma, appunto, non piove. “Mentre il Sud è bloccato dalle bufere di neve al Nord cresce l’allarme siccità con il livello del Po sotto di 3,5 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – dice la Coldiretti che ha monitorato al Ponte della Becca (Pavia) le anomalie climatiche di un’Italia alla rovescia e spaccata in due – Al nord praticamente non piove e non nevica dall’inizio dell’inverno e gli effetti si fanno sentire con il ripetersi di incendi boschivi fuori stagione, mentre cresce l’allarme degli agricoltori per la mancanza di acqua necessaria a creare le riserve idriche per i prossimi mesi. Un antico proverbio contadino dice che “sotto la neve c’è il pane” per rimarcare l’importanza di nevicate che coprano i terreni e le semine con una coltre protettive contro i grandi geli dell’inverno, ma la mancanza di precipitazioni rischia di compromettere colture come grano e mais che è alla base dell’alimentazione di mucche e vitellini nelle stalle della Penisola”.
Non è solo il Po. “A preoccupare – sottolinea la Coldiretti – è anche il livello dei laghi con quello di Como che si trova sotto di 34 centimetri rispetto alla media storica con un riempimento poco sopra il 23%. La mancanza di precipitazioni è accompagnata al Nord da una anomalia nelle temperature dopo che l’anno appena trascorso è stato lungo la Penisola il più caldo dal 1800 ad oggi per l’Italia con una anomalia di +1.58°gradi sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000), secondo Isac Cnr. L’aumento medio delle temperature è accompagnato dall’eccezionalità degli eventi atmosferici che è ormai diventata la norma e si manifesta il rincorrersi di siccità e gelate, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo al sole. Il risultato è il ripetersi di eventi estremi che provocano danni all’agricoltura che nel solo 2018 ha subito perdite per 1,5 miliardi di euro”.
“Le istituzioni sembrano non prendere seriamente l’emergenza smog e restano alla finestra ad attendere che siano le condizioni meteo a ripulire l’aria. Serve più coraggio”, dice Legambiente Lombardia dati alla mano.
“Anno nuovo, situazione vecchia – commenta in una nota Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Ma non possiamo fare affidamento su vento e pioggia ogni qualvolta le concentrazioni di inquinanti raggiungono livelli di guardia, è necessario prevenire. Ne va della salute dei cittadini, costretti a respirare aria pessima ormai quasi quotidianamente. È chiaro che il Protocollo con le misure di emergenza in caso di superamento dei valori è stato tradito con l’eliminazione dell’automatismo, per cui se le polveri sottili sono elevate scatta il blocco come da protocollo. Nei primi 9 giorni dell’anno per ben 5 giorni si sono respirate polveri oltre il consentito, ma per mancanza di coraggio e di investimenti per misure strutturali in aiuto ai comuni e alle città lombarde, si pensa bene di puntare tutto sull’aiuto del meteo”.
Dal mese di novembre l’Accordo aria prevede che le procedure di applicazione dei livelli di attivazione e disattivazione delle misure temporanee di primo e secondo livello (che scattano dopo 5 giorni consecutivi in presenza di valori superiori ai 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili) tengano conto di eventuali previsioni meteorologiche, sulla base degli scenari di qualità dell’aria previsti; dall’1 dicembre il controllo dei dati rilevati dalle stazioni avviene quotidianamente quotidianamente senza aspettare il lunedì o il giovedì per l’eventuale eliminazione dei blocchi.