Monza non scende dal podio di “Mal’aria”, l’indagine annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico. Nel 2018 in 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri per le polveri sottili o per l’ozono: nella classifica generale Brescia ha scalzato Cremona e si è guadagnata la maglia nera con 150 giornate fuorilegge, di cui 47 per il Pm10 e 103 per l’ozono davanti a Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono). Monza è ancora terza con 140 giorni oltre i limiti: 51 per il Pm 10 rilevato alla stazione di via Machiavelli e 89 per l’ozono. In leggero miglioramento rispetto al dossier dell’anno passato in cui i giorni “oltre” erano stati 164, 86 per le polveri sottili e 78 per l’ozono.
In classifica seguono Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121).
Un anno “da codice rosso” per la qualità dell’aria, “segnato anche dal deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea” in merito alle procedure di infrazione per qualità dell’aria e che costerà multe salate.
“In molte delle città capoluogo risultate fuorilegge il contributo all’inquinamento è determinato da diverse interazioni tra sorgenti differenti (traffico, riscaldamento, industrie e agricoltura su tutte), e spesso ogni singola città ha delle peculiarità che ne peggiorano lo stato – analizza Legambiente – Una cosa, comunque, sicuramente accomuna tutte le città: l’assenza, ormai non più sostenibile, di misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e, di conseguenza, di riportare l’aria a livelli qualitativamente accettabili. Per tornare a respirare, le città hanno bisogno di ridurre con decisione il traffico motorizzato privato e di cambiare la mobilità”.