Lunedi 8 giugno dalle 10.30 le lavoratrici delle mense scolastiche della provincia di Monza e Brianza, organizzato dalla FILCAMS CGIL di Monza e Brianza, hanno organizzato un presidio con volantinaggio davanti alla Prefettura di Monza in via Prina. Si tratta di lavoratrici con contratti part time di 15 ore settimanali e retribuzioni molto basse. «Dal 23 febbraio – dice il sindacato – con le scuole chiuse, sono state sospese a zero ore attraverso l’ammortizzatore sociale FIS per la durata di 9 settimane vedendo una ulteriore riduzione della retribuzione e in alcuni casi le aziende private che hanno in gestione gli appalti non hanno anticipato in busta paga il corrispettivo dell’ammortizzatore lasciando le lavoratrici senza reddito».
«Il Decreto Rilancio ha prorogato la possibilità di utilizzo del FIS per 5 settimane ma non sono sufficienti perchè consentono di traguardare fino alla prima settimana di giugno, lasciando scoperte tutte le lavoratrici che svolgono attività nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. Inoltre dal mese di giugno queste lavoratrici si trovano nella condizione di sospensione scolastica fino alla ripresa delle attività a settembre, con la conseguenza di rimanere senza retribuzione e senza ammortizzatori sociali dopo le pesanti conseguenze economiche dovute al COVID».
Inoltre la ripresa delle attività scolastiche a settembre: «è ancora incerta rispetto alla possibilità di garantire l’erogazione dei pasti e di conseguenza i volumi precedenti di attività, con chiare conseguenze economiche sulle medesime lavoratrici».
In questi giorni si stanno svolgendo confronti a livello nazionale con la Ministra del lavoro Catalfo e con il Governo per chiedere l’estensione delle coperture degli ammortizzatori sociali: «e maggior senso di responsabilità a quelle aziende che non hanno anticipato i trattamenti in busta paga».
«Abbiamo preventivamente informato il signor Prefetto e chiesto di essere ricevuti con una piccola delegazione per condividere le preoccupazioni e le richieste e coinvolgere le istituzioni che sentiamo di dover tenere agganciate alle persone che lavorano e sono in difficoltà, a partire dai soggetti più deboli».