Non fu un comportamento “insolito”, quello tenuto da Giorgio Crespi, la notte del disastro della Lombarda Petroli, quando tonnellate di gasolio e oli combustibili fuoriuscirono, a seguito di sabotaggio, da 4 delle 6 cisterne dello stabilimento al confine tra Monza e Villasanta. Lo sostengono gli avvocati difensori dell’ex custode dello stabile, il monzese 41enne, unico condannato a 5 anni per l’eco disastro che creò la famigerata onda nera lungo il Lambro, nell’atto di impugnazione contro la sentenza monzese di primo grado, depositato nei giorni scorsi in Corte d’Appello.
Secondo la difesa, la notte tra il 22 ed il 23 febbraio 2010 Crespi non si comportò diversamente dal solito, né ebbe la possibilità di sentire nulla per la fitta pioggia che incombeva su Villasanta. Anche i segnali dell’auto misteriosa davanti ai cancelli, sarebbero stati fraintesi. Crespi, inoltre, viene definito “persona umile e solitaria”, semplice “custode notturno in un desolato deposito”, che “non si è mai sentito in grado di sopportare la ribalta mediatica di questo processo”. La via del ricorso in Appello è stata scelta anche dalla Procura, che ha reiterato la richiesta di condanna per i petrolieri Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, e dal comune di Villasanta, che oltre al danno patrimoniale chiede il ristoro del danno arrecato alla reputazione della città.