Smembrata e fatta a pezzi: così è uscita la Brianza dall’Italicum. La nostra Provincia è stata suddivisa in quattro collegi elettorali disegnati lo scorso anno dal ministero dell’Interno: Limbiate è stata accorpata a Cantù e Saronno nella circoscrizione 29, Agrate a Merate e Seregno nella 30, Monza a Vimercate e Cologno Monzese nella 31 e Desio a Cinisello Balsamo e Paderno Dugnano nella 32.
Eppure, conti alla mano, il nostro territorio ha tutti i requisiti per dar vita a un ambito autonomo e a un secondo che aggreghi realtà di un’altra provincia dato che le future circoscrizioni saranno calibrate sui 600.000 abitanti.
Lo scempio, attuato unendo a tre a tre i collegi uninominali del vecchio Mattarellum con una operazione attenta solo al numero finale dei residenti, è stato replicato in altre parti d’Italia tanto che in Parlamento sono piovute richieste di modifica firmate da diversi partiti: davanti all’insurrezione il Governo Renzi, per una volta, si è arreso e ha annunciato una nuova versione della mappa attraverso un decreto che sarà presentato nel giro di tre mesi. La cartina, infatti, è stata stralciata dal testo dell’Italicum a causa della mole di emendamenti che invocavano la revisione di una infinità di circoscrizioni sparse nell’intero Paese.
«Ora – commenta il capogruppo del Pd in Regione Enrico Brambilla – c’è tutto il tempo per rimediare al misfatto visto che si dice che si voterà nel 2018: i collegi dovrebbero avere una loro coerenza dal punto di vista sociale. Non si possono unire territori vicini ma con problematiche, anche economiche, non omogenee». Il democratico non nasconde le sue critiche all’Italicum: «Per fortuna – afferma – non ho dovuto pormi il problema se votarlo o no. Rappresenta sì un miglioramento rispetto al Porcellum ma il meccanismo dei capolista bloccati non favorisce il rapporto tra gli eletti e gli elettori. Mi auguro che, almeno, le circoscrizioni siano modificate: non si può pensare che uno stesso ambito abbia confini diversi a seconda che sia considerato un collegio elettorale, un’area omogenea che supererà le province, il bacino dell’Asl o quello della Camera di commercio».
«Non avrei mai votato quei collegi, non hanno alcuna ragione di esistere» assicura il deputato democratico Roberto Rampi che ha sostenuto la nuova legge. «Ora – aggiunge – dobbiamo ragionare insieme per arrivare ad avere sul nostro territorio a una, al massimo due circoscrizioni».
«Se non saranno modificati – sbotta il suo collega leghista Paolo Grimoldi – la Brianza perderà la sua identità politica. Non ci saranno più i rappresentanti di riferimento per le singole zone e tutti i parlamentari saranno legittimati a disinteressarsi dei problemi delle aree in cui verranno eletti. Già ora è difficile fare sistema e diventerà impossibile in collegi amorfi che aggregano città di province differenti».
La geografia elettorale sarebbe da ridisegnare anche secondo il Movimento 5 Stelle, scettico sui frutti che produrrà la revisione della mappa: «Sono preoccupato – sbotta il deputato brianzolo Davide Tripiedi – questa operazione sarà effettuata dal ministero dell’Interno e io non mi fido di Angelino Alfano».