Lissone, condannato per omicidio di mafia e scarcerato per motivi di salute: deve scontare ancora 12 anni

I Carabinieri di Lissone hanno ripristinato l’esecuzione della pena nei confronti di Angelo Gammino, sessantottenne di origini siciliane, condannato con pena definitiva a 30 anni di reclusione per un omicidio di mafia avvenuto nel 1989 in Sicilia.
Un'auto dei carabinieri
Un’auto dei carabinieri

I Carabinieri di Lissone hanno ripristinato l’esecuzione della pena nei confronti di Angelo Gammino, sessantottenne di origini siciliane, condannato con pena definitiva a 30 anni di reclusione per un omicidio di mafia avvenuto nel 1989 in Sicilia.

L’uomo, che vive in città, era già stato arrestato in estradizione dalla Spagna nel 2001, quando, da latitante, era stato rintracciato dalla polizia a Barcellona. Dopo vari permessi premio passati in detenzione domiciliare, nell’ottobre 2016 l’esecuzione della pena era stata sospesa e differita per le sue precarie condizioni di salute. Ora il Tribunale di Sorveglianza ha disposto il ripristino della detenzione, dato che l’uomo deve ancora scontare 12 anni di reclusione. Sono nuovamente al vaglio le sue condizioni di salute e la compatibilità del carcere. Per il momento, Gammino è stato posto agli arresti domiciliari.

L’uomo, considerato un boss della Stidda ed elemento di primo piano del clan mafioso Ingaglio, si era reso irreperibile e nel 2001 era stato arrestato in Spagna al termine di indagini condotte dalla Squadra Mobile di Milano, in collaborazione con il Servizio centrale operativo ed il Servizio Interpol della direzione centrale della polizia criminale.

È ritenuto il mandante dell’omicidio di Giovanni Smiraglia, avvenuto nell’agosto del 1999 a Campobello di Licata, compiuto per agevolare l’attivita’ dell’organizzazione criminale. Giovanni Smiraglia sarebbe stato assassinato per sbaglio dal killer. Il vero obiettivo era invece il fratello Giuseppe, ritenuto un referente della famiglia avversaria. Gammino era stato colpito da un ordine di arresto dell’autorità giudiziaria di Palermo a seguito di una condanna a 30 anni di reclusione per il reato di omicidio aggravato premeditato, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo. La cattura in Spagna era giunta a conclusione di indagini coordinate dalla Procura di Milano: la svolta era arrivata quando gli investigatori avevano individuato un appartamento a Desio, dove l’uomo avrebbe trascorso due anni e dove era stato sequestrato del materiale considerato utile per gli investigatori