Libri, i Caprotti secondo Giuseppe: il primogenito racconta la famiglia Esselunga

"Le ossa dei Caprotti, una storia italiana" è il libro di Giuseppe Caprotti, primogenito di Bernardo, per raccontare la sua famiglia casa e Esselunga.
Albiate Giuseppe Caprotti
Albiate Giuseppe Caprotti

Tra Garibaldi, la Cia ed Esselunga. Una faida familiare travolge per sempre il sogno di restare «uniti come i moschettieri di Dumas».  “Le ossa dei Caprotti, una storia italiana” è il libro firmato da Giuseppe Caprotti, primogenito di Bernardo, presentato alla stampa martedì 17 ottobre ad Albiate, in Brianza, nella dimora che dista poche centinaia di metri da quello stabilimento tessile che nella prima metà dell’Ottocento fu per i Caprotti, proprietari terrieri che si affacciavano all’industria del cotone, l’inizio della storia di una famiglia che poi rivoluzionò le abitudini degli italiani.

I Caprotti secondo Giuseppe: a sette anni dalla morte del padre Bernardo

Un volume che giunge a sette anni di distanza dalla morte del padre Bernardo, col quale il legame terminò nel 2004 quando Giuseppe venne allontanato da Esselunga.
«C’è voluto tanto tempo per fare questo libro: l’ho fatto perchè per 20 anni, da quando sono uscito malamente dall’azienda, ho sentito di tutto – afferma l’autore – sono stato bersagliato da notizie direi assolutamente create ad arte. Ho deciso di rispondere con un saggio documentato. L’ho fatto sicuramente per i miei figli che secondo me non hanno idea di cosa sia successo e quindi è giusto che lo sappiano. Sono stato accusato di mala gestione, ma dal libro si evince che questo non è assolutamente vero. Ci ho messo tanto tempo perchè ero impegnato in una disputa legale che non ho voluto nel modo più assoluto, terminata nel 2020».

I Caprotti secondo Giuseppe: tutto ruota attorno alla famiglia, racconta casa e Esselunga

Sulla copertina c’è la trama dello stabilimento tessile e l’immagine eloquente di un carrello della spesa con le sbarre aperte che significa, dice Caprotti commuovendosi, «libertà dal lockdown».

«È una storia italiana, è la storia di una grande famiglia che dice cosa non fare nelle grandi famiglie. Non è il diario di una vittoria, ma il diario di una sconfitta» dice con evidente dispiacere. 

Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana” (il titolo riprende la passione-ossessione di Bernardo per ossa e cimiteri ndg) è il libro in cui espone la sua verità. Ritratti di donne e uomini, i rancori raccontati attraverso documenti inediti, vicende imprenditoriali e familiari, ricordi lieti, ma soprattutto pagine dolorose. Si citano James Hugh Angleton, padre di uno dei più leggendari agenti della Cia, Rockfeller e la Ibec. Tutto ruota attorno alla famiglia, racconta casa e Esselunga. Un saggio che tra ricordi personali e management ne ricostruisce le origini.

I Caprotti secondo Giuseppe: la storia di Esselunga

Giuseppe Caprotti afferma che l’azienda è stata fondata da un gruppo di manager americani capitanati da Nelson Rockfeller, consigliato a sua volta dalla Cia. «Esselunga è un gruppo creato dagli americani a cui mio padre si è aggiunto nel 1965 in poi, perchè all’epoca della fondazione era impegnato nell’azienda tessile di famiglia. Ciò non toglie che abbia dato un contributo fondamentale e sicuramente geniale alla crescita del gruppo – dichiara – sono stato condannato senza la possibilità di difendermi, sono stato accusato di essere disonesto e forse questo spiega perchè esce il libro. “Pensavo ti saresti sparato” era l’idea di titolo (la cacciata di Esselunga per Giuseppe è stato un incubo e qualcuno temeva che potesse arrivare a tanto, ndg), ma col tempo una persona deve imparare a convivere con quello che è stato. Adesso non è più così. Non volevo che questa fosse una storia di rapporti fra due persone,  è una storia che va oltre. Mio padre voleva offuscarmi, ho capito che sostanzialmente non solo c’erano cose che non quadravano nella mia storia, ma anche nella storia di Esselunga. Ovviamente mio padre ha contribuito in modo geniale, e non gli verrà mai tolto da nessuno, allo sviluppo della società dal 1965 in poi. Spiace dire che è stato molto abile nel tempo nell’appropriarsi l’identità di tutti soci e familiari che l’hanno fatta con lui, mia madre Marianne che ha contribuito alla nascita della società con i soldi del nonno, se non ci fossero stati i soldi del nonno non avremmo mai fatto l’Esselunga, i fratelli Guido, che ha portato l’affare a Bernardo, Carlo, e i figli..».

Il libro è introspezione: l’autore si commuove come quando parla dei figli («all’inizio ho emulato l’esempio di mio padre, mi sono buttato nel lavoro e ho trascurato soprattutto il mio primogenito, ho capito i miei sbagli»).

I Caprotti secondo Giuseppe: nessun accenno al presente

Nessun accenno alla attuale gestione della catena di supermercati. E quando gli si chiede se è stupito che non sia stata venduta, come richiesto dal padre nel testamento, lui dice: «Non mi stupisco. Credo che Esselunga farebbe gola a chiunque. Se l’avessi avuta io, me la sarei assolutamente tenuta».
Quanto alla possibile distribuzione del libro sugli scaffali Esselunga, aggiunge che «se fossero spiritosi lo venderebbero, ma non credo», mentre sullo spot delle pesca non rinuncia a dire che «mi ha ricordato un po’ lo spot Barilla degli anni Novanta, io preferisco “Piero della Franpesca”…».

I Caprotti secondo Giuseppe: proventi del libro per la Fondazione Venosta

Come John Lemon che guarda caso campeggia sul tavolo di fronte alla stampa. I proventi del libro, fa sapere Giuseppe Caprotti, saranno devoluti alla Fondazione Venosta per dedicarsi agli effetti collaterali che la pandemia ha avuto sui giovani. Lo sguardo ora pare volto al futuro, più che al passato. «Lo dico sinceramente, senza astio alcuno, io sono andato oltre. Mio padre non mi ossessiona, l’Esselunga non mi ossessiona. Se c’è da fare la spesa vado alla Coop, mi trovo a casa, non so perchè…».