«Sono senza dubbio estremamente soddisfatto. Avevo chiesto il rito abbreviato per più motivi: ero convinto di non aver commesso alcun reato e che la documentazione prodotta con il mio legale fosse da questo punto di vista esauriente, ma volevo anche evitare il pericolo che il procedimento andasse in prescrizione, avendo come obbiettivo quello di una assoluzione piena. Come poi è effettivamente avvenuto». Giacinto Mariani, 58 anni da compiere in aprile, protagonista della scena politica seregnese tra il 1993 ed il 2017, periodo in cui è stato assessore, consigliere di opposizione, sindaco e vicesindaco, sempre in quota alla Lega, non utilizza giri di parole per commentare la sentenza del Gup del tribunale di Monza Silvia Pansini, che martedì 14 febbraio lo ha assolto dall’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta Seregnopoli bis. Una decisione che ha anticipato di qualche mese una seconda assoluzione, già richiesta dai pubblici ministeri per il primo filone della stessa Seregnopoli, quello che nel 2017 aveva messo a soqquadro l’intera comunità seregnese.
Seregnopoli bis: per Mariani, c’è stata strumentalizzazione
«Oggi il mio umore è naturalmente molto alto -continua Mariani-. Ho sempre avuto del resto una fiducia assoluta nella magistratura giudicante e questa assoluzione dimostra che la mia fosse una fiducia ben riposta. Ritengo che tutto quanto è avvenuto a Seregno nell’autunno di 6 anni fa sia stato il frutto di una strumentalizzazione politica, contro di me e contro le mie amministrazioni. Il chiacchiericcio che mi ha inseguito per anni, tacciandomi di essere un ladro, alla fine ha prodotto il risultato che molti auspicavano, quello cioè di vedermi finire sotto processo. Tra i molti che ho citato, intendo anche qualcuno che oggi siede in consiglio comunale o addirittura tra i banchi degli assessori». Lo sfogo assume quindi i connati di un fiume in piena: «Vado a testa alta, come sono sempre andato a testa alta nell’ultimo lustro. Non ho mai avuto un motivo per vergognarmi o per nascondermi in casa. Credo che questa sentenza possa tutto sommato restituire un po’ di credibilità al buon nome della città, una città di cui sono stato sindaco per 10 anni e vicesindaco per 2 e che ho sempre servito con onore. Le sentenze, questa già pronunciata e quella che lo sarà per il filone parallelo, per cui è già stata proposta la mia assoluzione, dimostrano che non mi sono mai messo in tasca un euro illegalmente, al di là del fatto che le mie scelte politiche siano state giuste o sbagliate. Eppure, si è arrivati a parlare di infiltrazioni mafiose nella macchina comunale, con il Partito democratico che su questo ci ha palesemente marciato. È stata perfino fatta arrivare da Roma una commissione per una valutazione nel merito, che non ha prodotto nulla. Conosco il territorio e so che non è immune da un certo tipo di problematiche, ma dipingere un simile scenario è stato fantascientifico e fuori luogo. Oggi chi ha ventilato queste accuse mi dovrebbe delle spiegazioni. Non mi aspetto scuse, questo no, anche perché le scuse non cambierebbero quello che ho vissuto, ma le spiegazioni le esigo. Su questo anticipo che non ho alcuna intenzione di fare un passo indietro. Del resto, io mi sono sempre comportato correttamente, dimettendomi quando sono stato chiamato in causa. Altri, che hanno discettato di legalità ed onestà, hanno invece contribuito a macchiare l’immagine della città».
Seregnopoli bis: possibile il ritorno in politica
La chiosa guarda, forse inevitabilmente, anche al futuro: «Ringrazio chi mi è stato vicino, in particolare la mia compagna Antonella. Adesso mi godo il momento, perché devo ancora realizzare e metabolizzare tutto quanto è accaduto. In tanti mi stanno domandando di tornare in politica e, non lo nego, questo mi fa piacere. A distanza di così tanto tempo dalla mia uscita di scena forzata, constato di avere ancora un consenso importante e ciò è gratificante. Ma vedremo il da farsi solo più avanti».