L’analisi del teologo: «Tornare indietro dopo Bergoglio, una condanna all’irrilevanza per la Chiesa»

L’analisi del teologo e scrittore caratese Vito Mancuso raccolta nelle ore precedenti all'elezione del nuovo Papa.
Vito Mancuso
Vito Mancuso

«L’eredità di papa Francesco è qualcosa di importantissimo che non può e non deve essere dispersa, senza però rincorrere alcuna imitazione di Bergoglio. Il nuovo pontefice dovrà essere un riferimento per il mondo cattolico ma anche per i laici, un faro spirituale, l’ultima chance per la Chiesa occidentale per restare un punto di riferimento. Tornare indietro rispetto al pontificato di Bergoglio condannerebbe la Chiesa all’irrilevanza al di là dei soli cattolici».
Nelle ore precedenti l’elezione del nuovo Papa, il Cittadino ha parlato con Vito Mancuso, teologo e scrittore caratese, chiedeondo di tratteggiare un profilo del nuovo pontefice.

L’analisi del teologo Vito Mancuso e il “mondo schiacciato”

«Vedo il mondo schiacciato sull’unica dimensione orizzontale, come scriveva Marcuse già nel 1964. Da allora questa ideologia si è rivelata nella società occidentale. Oggi siamo ancora e più di allora schiacciati dall’economia, dal diritto dalla stessa storia come unico orizzonte. Eppure sono profondamente convinto che l’uomo non sia a una sola dimensione altrimenti non si spiegherebbero l’arte, la poesia, la grande musica, la filosofia, le religioni. E allora una voce come quella di papa Francesco e prima ancora quella che fu del cardinale Martini a Milano, riesce a toccare corde che esistono ma che la quotidianità non riesce a sollecitare. L’attenzione di Bergoglio al mondo dei non credenti, per esempio, è stata la dimensione globale di qualcosa che avevamo già visto con Martini e la sua cattedra dei non credenti, quell’esperimento di Chiesa che suscitò moltissime polemiche da una parte del clero e dei fedeli. Fu un’occasione, quella proposta dal cardinale di Milano, che venne accolta con maggiore attenzione proprio dal mondo laico che non dalla Chiesa. Con papa Francesco è accaduto lo stesso».

Una storia parallela, secondo Mancuso, quella che lega le vite e il ministero dei due pastori, quello ambrosiano e il vicario di Cristo, non a caso entrambi gesuiti.
«Grazie a papa Francesco la Chiesa di oggi ha riacquistato nuova forza profetica». E allora quale sarà la scelta che compiranno i cardinali dentro la Sistina. «È inutile prevedere oggi il nome del nuovo papa. Quando il pontefice è una grande figura spirituale, capace di richiamare valori spirituali ed etici, questo è più che sufficiente per produrre buona politica. Ma la politica la devono fare i laici. Le parole del papa riusciranno a raggiungere solo i cuori di quei politici per i quali il papa continuerà ad essere un punto di riferimento».

L’analisi del teologo: un pensiero per Papa Francesco

E mentre il mondo attendeva la fumata bianca il pensiero dei cattolici, e non solo, correva ancora a papa Bergoglio. «Sarà ricordato – conclude Mancuso – per essere stato il papa antisistema fin da subito e fino alla fine: dalla scelta di abitare a Casa Santa Marta alla sepoltura in Santa Maria maggiore, l’alfa e l’omega. Ha vissuto da outsider nel senso letterale del termine: fuori sede. Ed essere antistituzionale per un pontefice è un paradosso, perché è chiamato ad essere garante delle istituzioni e della dottrina. Ha creato nella Chiesa un corto circuito che ha prodotto fortissime scosse, nervosismi e insofferenze. Ha diviso la gerarchia ecclesiastica e anche per questo sarà ricordato».

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.