Un migliaio di persone ha assiepato il campo di calcio dell’oratorio San Carlo di Seregno per partecipare al funerale del giovane Marco Rigato, 15 anni, stroncato da una malattia che si era manifestata lo scorso settembre. Mercoledì 23 giugno, alle 15, la messa è stata presieduta da don Samuele Marelli, responsabile della pastorale giovanile della comunità pastorale San Giovanni Paolo II, unitamente a don Mauro Mascheroni e al diacono Emiliano Drago.
Tanti gli amici presenti, sia degli oratori della città che ha frequentato, i vari compagni di scuola delle Rodari, Mercalli, Fermi di Desio. Presenti insegnanti e dirigenti. Gli amici della squadra allievi 2005 della Folgore Caratese. Folta anche la rappresentanza di colleghi del papà Manuel e della mamma Luisa, collaboratrice scolastica al Bassi di Seregno.
All’omelia don Marelli si è chiesto: “Perché Signore ? perché questo spreco e questa ingiustizia? In questo momento sperimentiamo tutta la debolezza della parola. Capiamo che le parole non bastano, addirittura non servono. L’unica cosa che possa fare e che so fare è cercare di condividere l’abisso del dolore e dell’impotenza. Come prete, in un momento così, sperimento l’essere posta in mezzo alla gente più che davanti alla gente e mi sento profondamente parte di un’umanità che vorrebbe capire di più perché la fede, anche quando è vera, forte e sincera, non toglie il dolore e non esaurisce le domande”.
Ha proseguito dicendo: “Quello che forse possiamo fare è cercare di dare un senso, pian piano, con prudenza e rispetto, a quello che sembra essere il non senso assoluto. Marco ha vissuto negli ultimi mesi della sua giovane vita esperienze drammaticamente intese che normalmente un quindicenne non vive”.
Poi si è rivolto ai molti ragazzi presenti: “Ragazzi e ragazze che siete stati amici di Marco, che avete condiviso con lui la scuola, lo sport, l’oratorio e più in generale l’amicizia, da adesso in avanti provate a vivere un po’ per lui. Non vi chiedo solo di ricordarlo, ma di cercare di vivere bene come fa chi sa che la vita purtroppo non è scontata, che la salute non è automatica. Abbiamo bisogno di imparare a condividere il dolore e a non sprecare neanche un momento della vita”.
Al termine della funzione è stato rilasciato al cielo un grappolo di palloncini bianchi ed è scattato un lungo interminabile applauso, mentre la salma si avviava alla sepoltura nell’attiguo camposanto.