Il Duomo di Monza gremito per dire addio a Peppino Fumagalli. In prima fila la famiglia, numerosa e unita. Già dalla seconda fila, le autorità, i sindaci di Monza e di Brugherio in fascia tricolore, l’onorevole Maurizio Lupi, il prefetto e i vertici della polizia e dell’Arma. E poi una marea di persone tra gli amici, i lavoratori di oggi e di ieri e chi ha conosciuto il patriarca nei suoi 86 anni di vita. “Patriarca” è come l’ha chiamato durante l’omelia don Enrico De Capitani, il fratello della moglie Gianna.
“In un paio di occasioni nell’ultimo anno di malattia – ha detto il sacerdote – Peppino ha parlato della sua azienda e dell’enorme responsabilità che sentiva per le maestranze in questa situazione di crisi”. Ma è dell’uomo comune, del marito e del padre di famiglia, che il sacerdote ha voluto parlare in una cerimonia dalla forte impronta spirituale concelebrata da monsignor Silvano Provasi.
Peppino Fumagalli uomo forte e appassionato, determinato e rigoroso, elegante e sobrio. E poi così accessibile mentre faceva segno ai nipoti di sedersi con lui sul divano.
Proprio per dare voce al saluto dei nipoti ha parlato al termine della cerimonia una di loro, Claudia Grasso. “Ci hai insegnato il rispetto, il valore della famiglia – recitava la lettera al nonno – e ad affrontare il mondo con energia e passione”. E ancora: “sei stato bravo a tessere un filo invisibile ma spesso che ci unisce tutti e che ci fa tornare a casa, ovunque siamo, quando ci chiami”.
La figlia Lella ha letto una lettera di Sant’Agostino e un ultimo omaggio è arrivato da un collaboratore, Alberto Bertani, da 33 anni responsabile in Inghilterra per una società di famiglia, “sapeva che bisognava uscire dai confini locali – ha detto – è partito da un’Italia stremata dalla guerra e l’ha saputa restituire rispettata e preminente, speriamo di riuscire tutti a raccogliere la sua eredità”.
Anche il sindaco di Monza Roberto Scanagatti ha ricordato il dopoguerra attribuendo a Fumagalli la capacità di interpretare quella voglia di riscatto che dovremmo avere anche oggi per uscire dalla crisi. E poi l’attaccamento al territorio, “Fumagalli era uno che si interessava e voleva conoscere i progetti. Il punto di forza della Candy, in fondo, è stata proprio la capacità di arrivare al mondo ma restando radicata al territorio”.
Al termine della cerimonia gli altoparlanti hanno diffuso le note di “Strangers in the night” la canzone con cui Peppino Fumagalli e la moglie Giovanna si erano conosciuti e innamorati. E che ha fatto da colonna sonora ai loro sessant’anni di matrimonio.