La storia (anche brianzola) della Camera di commercio italo-ucraina

Il 23 marzo 1992 nasceva la Camera di Commercio italo-ucraina. Diversi i brianzoli coinvolti, l’esperienza ricordata dal seregnese Franco Cajani.
Una delegazione di brianzoli a Kiev nell'ottobre 1995 al centro il seregnese Franco Cajani alla sua destra Carlo Tremolada di Triuggio (foto Volonterio)
Una delegazione di brianzoli a Kiev nell’ottobre 1995 al centro il seregnese Franco Cajani alla sua destra Carlo Tremolada di Triuggio (foto Volonterio) Paolo Volonterio

Con la questione Ucraina al centro dell’attenzione internazionale, è riaffiorato il ricordo di quando il 23 marzo 1992, veniva costituita la Camera di Commercio Italo-Ucraina. L’idea era partita dal centro studi Achille Grandi di Milano di piazza Sant’Ambrogio, di cui era presidente il brianzolo di Albiate, senatore Vittorino Colombo. Nello studio del notaio Enrico Lainati di Milano veniva scelto come primo presidente l’allora ministro di Grazia e Giustizia onorevole Virginio Rognoni, oggi 97enne, e quale vice presidente il desiano onorevole Dario Rivolta, mentre la carica di segretario generale veniva affidata al seregnese Franco Cajani.

“Il Cittadino” ha chiesto a Cajani di raccontare quali erano gli scopi della nascita della camera di commercio Ucraina.

“Il proposito era di incrementare i rapporti economici e socio-culturali fra l’Italia e l’Ucraina ed in particolare, ne cito solo alcune, informare con proprie circolari o pubblicazioni dei due paesi ed agevolare i contatti diretti fra corrispondenti di ditte italiane e dell’Ucraina, tenere convegni, riunioni e conferenze internazionali, promuovere iniziative turistiche, manifestazioni fieristiche e missioni economiche dei vari paesi. Infatti avevano costituito un notiziario periodico registrato all’ufficio stampa del Tribunale di Milano di cui io ero il direttore responsabile della testata che si chiamava “Ucraina news””.

Quali agganci istituzionali avevate per poter sbancare in questa nazione ai confini con la Federazione russa? “Il 16 novembre 1994 la camera commercio ucraina si era affiliata con altri sodalizi come: l’istituto Italo-Cinese per gli scambi economici e culturali, la camera di commercio Italo-Kazaka, istituto lombardo per gli scambi Italo-Rumeni (Ildir), e quelle Italo-Coreana, Italo-Kirghisa , la Italo-Polacca, per costituire la Federazione delle camere di commercio estere ed Italo-Estere dell’Europa Centro Orientale e dell’Asia. Una unione aveva la finalità di rafforzare i sodalizi associati di perorare con più potere davanti alle autorità istituzionali per questioni di comune interesse e di rendere più conosciute e di propagandare l’azione e il lavoro svolto dalle stesse. Alla presidenza dell’unione era stato scelto il già Presidente del Senato della Repubblica Italiana, l’albiatese senatore Vittorino Colombo, noto per avere nel 1971 costituito l’Istituto Italo-Cinese per gli scambi economici e culturali, con vice presidente il senatore Giorgio Postal, già sottosegretario del Ministero degli Interni e che attualmente ricopre la carica di presidente della fondazione del Museo Storico del Trentino”.

Come era allora strutturata l’Ucraina? “Quella nazione sia per ragioni geografiche che di oggettiva dotazione di risorse, appariva grande potenza in fieri sia sul piano economico che politico. Per la stima dei valori attribuiti all’Ucraina rispetto ad altri paesi sorti dalla scioglimento dell’ex Unione Sovietica aveva spinto a suo tempo ad aprire, primo fra tutti i paesi occidentali, una rappresentanza diplomatica a Kiev. L’Ucraina è stato l’unico Paese, insieme alla Bielorussia, che ha tratto beneficio dalla suddivisone del pacchetto di assistenza finanziaria concordato con l’ex Unione Sovietica. L’ambasciata italiana a Kiev, pur in condizioni di inevitabile precarietà e per difficoltà di reperimento di una struttura immobiliare da adibire ad Ambasciata, ha continuato ad assistere con straordinaria dedizione i nostri operatori nell’attività di inserimento in un tessuto economico-commerciale reso particolarmente impermeabile da alcune deficienze nel quadro normativo interno e da ritardi nell’adozione di misure di politica economica atte ad attrarre gli investitori esteri”.

Gli Ucraini per ottenere il visto per venire in Italia dovevano giocoforza rivolgersi all’Ambasciata d’Italia a Mosca? “ Vero e l’ho presente benissimo il problema che riguardava anche dei miei collaboratori. Ministro degli Affari Esteri in quel periodo era l’onorevole Antonio Martino deputato di Forza Italia dal 1994 al 2018, che conoscevo, scomparso lo scorso 5 marzo. Ero in contatto nel 1994 con il suo direttore generale degli Affari Economici e ci scambiavamo pareri e ricordo una sua missiva del 26 ottobre 1994 in cui esprimeva “il personale apprezzamento degli sforzi sin qui compiuti dalla camera di commercio ucraina nell’attività di promozione e nel favorire la concretizzazione di varie opportunità di scambio fra i due Paesi” e concludeva sicuro “che lei saprà apprezzare la portata dell’impegno di questa amministrazione nel campo della promozione commerciale e nell’assistenza agli operatori nazionali” e mi assicurava la sua disponibilità a qualsiasi mia iniziativa”.

La Brianza si è fatta promotrice di iniziative? “Sì una importante è stata nell’autunno del 1995 promossa dall’ufficio di presidenza della Bcc di Triuggio. Alla testa di una delegazione, guidata da Raffaella Iadicicco, esperta del mondo ucraino, c’era il cavalier Carlo Tremolada, con il presidente del Consorzio Casa di Milano, da Edoardo Freddi, direttore del centro studi “Achille Grandi” di Milano e da Carlo Bianchi, della Cariplo da altri imprenditori di spicco. I banchieri presenti avevano vagliato una proposta della società radiotelevisiva Kiev-spa, che intendeva costituire una società mista Italo-Ucraina per organizzare, costituire, programmare e gestire la rete televisiva privata a diffusione nazionale, usufruendo della concessione di due principali canali televisivi ucraini. Il tutto in alternativa alla emittente di Stato. Il 90% delle famiglie ucraine possedeva almeno un televisore e di queste il 60% un apparecchio a colori”.

Il seregnese Franco Cajani ha concluso “ho lasciato l’incarico di segretario generale della Camera di commercio ucraina nell’ottobre 1997, mentre avevo in corso una trattativa con laa Fininvest Comunicazioni nella persona di Fedele Confalonieri e di Adriano Boiocchi per il mio ingresso nel loro gruppo per intensificare le relazioni estere nei Paesi dell’Europa Centrale e dell’Asia sotto la direzione di Dario Rivolta”.