«Io sono stata una profuga, una clandestina, l’ultima reietta». Liliana Segre, senatrice a vita dallo scorso anno, sopravvissuta bambina all’inferno di Auschwitz, ripete spesso questa frase quando parla ai ragazzi delle scuole che la ascoltano muti e attentissimi. «Non è una cartolina dal Novecento- spiega Daniela Palumbo, scrittrice e giornalista che ha curato il libro di Liliana Segre “Scolpitelo nel vostro cuore”- lei parla di oggi».
Il 18 dicembre dalle 9,30 la senatrice a vita torna a Monza e parlerà al teatro Manzoni a 800 studenti di 13 scuole superiori della Brianza che hanno accolto con grande interesse l’invito di Milena Bracesco, vicepresidente dell’Aned di Monza e figlia di un deportato che non è più rientrato a casa e di Margherita Calocci del movimento “Libere e democratiche”, nato da poco.
È grazie a loro se Liliana Segre, 88 anni, sarà a Monza a portare il suo messaggio, il racconto della sua vita, nell’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali. “Una adolescente del ‘900. Crescere tra totalitarismi e indifferenza” il tema della mattinata che vedrà sul palco, prima del discorso della senatrice (previsto per le 11), alcuni studenti del Vanoni di Vimercate, dell’Hensenberger e Olivetti di Monza che eseguiranno brani musicali e leggeranno testi legati al tema della deportazione razziale.
Alla presentazione dell’evento, il presidente della Provincia Roberto Invernizzi e l’assessore all’istruzione di Monza Pierfranco Maffé hanno sottolineato l’importanza per i giovani di ascoltare le parole di Liliana Segre in un momento storico e sociale di cambiamenti preoccupanti , dominato dall’indifferenza.
La scrittrice Daniela Palumbo ha raccontato il suo incontro con Liliana Segre che inizialmente non voleva scrivere il libro, ma poi l’ha fatto per dedicarlo a suo padre Alberto, un uomo che l’ha cresciuta da solo (la madre morì quando lei aveva solo un anno) e che non volle lasciare l’Italia quando avrebbe potuto mettersi in salvo per non abbandonare i genitori anziani.
«Mi chiedeva perdono di avermi messa al mondo» racconta la senatrice che hai giovani racconta sempre di quel numero di matricola che porta sull’avambraccio. «Il 75190 sarà accanto al mio nome sulla mia tomba, perché io sono quel numero» ha detto anche lunedì in un incontro speciale con i giovani a Lugano, il Paese che l’ha respinta quando tentava di salvarsi con il padre.
Quando i giovani le chiedono che cosa possono fare loro lei risponde sempre: «Sconfessate la menzogna e diventate candele della memoria». La speranza è che dopo il 18 dicembre ci saranno 800 nuove candele della memoria e altre potranno accendersi quando sarà distribuito in tutte le scuole il dvd con l’incontro che sarà registrato.