Domenica 28 febbraio scade la delega per l’approvazione della riforma dello sport e del lavoro sportivo. E il timore è che se entro quella data il Consiglio dei Ministri non dovesse varare il decreto decadranno i tempi per una riforma necessaria e attesa da tempo dal settore.
È l’allarme delle categorie sindacali rappresentative dei lavoratori sportivi (SLC Cgil, NIdiL Cgil, Fisascat Cisl, FeLsA Cisl, UILCOM e UILTemp) che chiedono all’esecutivo che il tentativo di regolamentare il lavoro sportivo non vada disperso.
“La riforma del settore sulla quale ci eravamo confrontati fattivamente con il Ministero dello Sport , formalmente non più presente – spiegano i sindacati – ha l’obiettivo di realizzare la valorizzazione del lavoro nel settore sportivo riconoscendo e regolamentando diritti e tutele anche in termini previdenziali e assicurativi che ancora oggi non sono riconosciuti ai lavoratori”.
Cifre alla mano, lo sport rappresenta l’1,7 % del Pil nazionale che raggiunge il 4% se si considera l’indotto.
“Per questo – riprendono le rappresentanze sindacali – è realistico pensare che le persone che lavorano in ambito sportivo siano ben più di mezzo milione. Di questi a solo il 10% viene riconosciuto lo status di lavoratore e applicato un contratto di lavoro”.
La fragilità di questo universo di persone è emersa con maggiore evidenza durante l’emergenza pandemica. Il decreto legislativo, che attende solo l’ultimo atto da parte del Consiglio dei ministri, costituirebbe “un utile e fondamentale tentativo di ricondurre il lavoro sportivo all’interno di una normativa sul lavoro pur mantenendo le peculiarità del settore” .
In questo momento in cui sono ancora in fase di definizione le nomine dei sottosegretari e l’assegnazione della delega allo sport, secondo i sindacati si corre il rischio che il percorso normativo si blocchi “lasciando un universo di lavoratori invisibili nell’area grigia dell’assenza dei diritti perdendo un’occasione non ripetibile in tempi brevi per regolamentare un settore che è sempre stato caratterizzato da una carenza strutturale nell’individuazione di un modello definito e specifico del rapporto di lavoro sportivo”.
Per questo le sigle lanciano un appello al presidente del Consiglio dei ministri e al governo affinché tutti pongano la necessaria attenzione verso il mondo del lavoro sportivo e si facciano parte attiva per non interrompere l’iter legislativo della legge delega e per consentire alla riforma di essere varata nei tempi utili.