Le storie sono decine. Infermieri italiani, formati in Italia, con anni di esperienza che lasciano l’Italia per andare all’estero. Alessandro (il nome è di fantasia), 36 anni, è uno di loro. Era stato assunto al San Gerardo nel 2010 e se ne è andato prima dell’estate insieme a circa dieci colleghi specializzati che hanno accettato proposte in Svizzera.
Infermiere da Monza alla Svizzera: pioggia di proposte
«Non mi hanno cercato – dice – sono stato io inizialmente a guardarmi intorno. Non solo in Svizzera. All’inizio pensavo di trasferirmi in una regione a statuto speciale come il Trentino Alto Adige dove le condizioni economiche sono decisamente migliori che in Lombardia. In poco tempo sono stato sommerso da proposte e ho potuto scegliere. Poi alla fine però ho scelto la Svizzera, una struttura privata in Canton Ticino, anche per la vicinanza da casa. La mia famiglia e i miei figli continuano a vivere in Brianza e io mi muovo in treno con un’ora di viaggio».
Infermiere da Monza alla Svizzera: chi paga cosa
Così Alessandro è diventato pendolare, ma non ha rimpianti. «Il centro privato per cui lavoro – prosegue – mi rimborsa anche l’abbonamento al treno. La tratta da Seregno a Chiasso è comoda, certo, ho un’ora di treno ad andare e un’ora per tornare, ma paradossalmente ho molto più tempo libero da dedicare alla mia famiglia perché a Monza mi trovavo spesso a dover saltare i turni di riposo». L’aspetto economico certamente ha pesato nella scelta di lasciare l’Italia: «Si arriva anche a guadagnare tre volte tanto – dice – Un infermiere di reparto prende 4mila euro, uno specializzato fino a 6mila. A questo si aggiungono dei buoni pasto in franchi svizzeri con cui posso anche fare la spesa e poi ho sconti in palestra. A Monza avevo la mensa, ma il più delle volte con i turni non riuscivo ad andare e non avevo nemmeno i buoni pasto».
Infermiere da Monza alla Svizzera: le gratificazioni
Per Alessandro che ha lavorato come strumentista in sala operatoria, ma è anche nurse di anestesia, la doppia specializzazione ha pesato anche in fase di contrattazione con la struttura privata. «Purtroppo è una cosa che l’ospedale pubblico – dice – non può fare perché è legata al contratto collettivo». A motivare la scelta non c’è solo l’aspetto economico, ma anche la gratificazione professionale perché in Italia l’infermiere vive ancora all’ombra dei medici, anche sulle specialità di competenza infermieristica sono i primari a prendersi la scena, anche sui giornali.
L’esperienza di Alessandro è tutta in positivo e ne parla con così tanto entusiasmo che altri colleghi ci stanno pensando seriamente a seguirlo. «È triste pensare che la sanità pubblica in Italia non sia appetibile e non riesca a trattenere le persone che si sono formate in Italia – conclude – in Svizzera gli infermieri italiani sono molto ricercati per la loro preparazione, competenza e professionalità».