Prime reazioni alla catena di dimissioni che sta azzerando i vertici del gruppo composto da Aeb e Gelsia, a seguito delle notizie di stampa che qualche giorno fa hanno rivelato la proroga di un’inchiesta ad ampio raggio, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento operazioni urbanistiche, le modalità delle assunzioni e quelle della partecipazione a varie gare di appalto. «Ho rassegnato le mie dimissioni mercoledì -ha spiegato Alessandro Boneschi, dopo aver lasciato la guida di Aeb-, al termine della riunione del consiglio di amministrazione. Sono rimasto stupito da ciò che ho letto. Non ho mai ricevuto avvisi di garanzia, ma una semplice comunicazione di proroga delle indagini, e sono assolutamente estraneo alla vicenda dell’acquisto dell’immobile di via Colzani, che è stata decisa nel mandato prima che io diventassi presidente. Dopo il mio insediamento, abbiamo valutato anche la possibilità di una risoluzione del contratto, che abbiamo scartato, per evitare richieste di risarcimento danni onerosi, a fronte dell’assenza di valide motivazioni».
Sereno si è detto Francesco Giordano, ex presidente di Gelsia: «Il compito della società è acquistare e vendere energia elettrica e gas e questo abbiamo sempre fatto. Siamo perciò al di fuori delle dinamiche descritte e non capisco il perché del mio coinvolgimento. Mi sono fatto da parte perché ormai si era creata una situazione di immobilismo e non avevo più l’autorevolezza necessaria per propormi per trattare con altre realtà. Spero che chi prenderà il mio posto possa cambiare le cose».
Sintetico si è mostrato Maurizio Bottoni, fino al 2014 presidente di Aeb: «Sono sorpreso di aver appreso dalla stampa i motivi per cui sono indagato, ma sono assolutamente tranquillo, avendo operato sempre onestamente e correttamente».
Nessun commento, al momento, da parte di Massimo Borgato, presidente di Gelsia Ambiente.