Un vertice teso, che non ha ancora scritto la parola fine sulle vicende della Fondazione Mamma e Bambino. Ma dal quale è emersa una posizione inequivoca da parte di Regione Lombardia. È durato ore l’incontro tra l’assessore Giulio Gallera e tutti i protagonisti istituzionali del “caso MBBM”, compreso il Comitato di sorveglianza sulle sperimentazioni, l’ATS e l’ASST (ma non la Fondazione, almeno secondo quanto risulta al Cittadino).
«Non accoglibile». Queste le due parole più forti scandite dal testo diffuso nel tardo pomeriggio dallo stesso “ministro” regionale alla Salute. «L’attività della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM)», ha dichiarato Gallera facendo quasi eco alla linea esplicitata nell’intervista di ottobre al Cittadino, «è assolutamente importante ma è necessario che le attività cliniche si coniughino con una sostenibilità economica». Quindi «dopo un’attenta analisi del documento elaborato dal Comitato regionale di sorveglianza sulle sperimentazioni, abbiamo giudicato il Piano di rimodulazione presentato dal CdA della Fondazione non accoglibile, in quanto nello stesso non sono configurabili interventi strutturali di gestione né sul piano del contenimento dei costi né su quello dell’incremento dei ricavi».
Un giudizio, avvalorato dal contributo tecnico del Comitato, che nella sostanza non è lontano da “no” detto dall’Asst sul medesimo piano. «La sperimentazione gestionale – è ancora Gallera che parla – potrà proseguire solo se la Fondazione sarà in grado di elaborare e mettere in campo un Piano economico e gestionale e un Piano di rientro dotato dei contenuti minimi essenziali che il Comitato di sorveglianza ha declinato nel suo documento, e che verrà nei prossimi giorni illustrato alla Fondazione MBBM».
Inizia quindi un percorso a tempo, che durerà circa un mese, in cui ASST e ATS «coopereranno» con la direzione Welfare «per il perseguimento degli obiettivi definiti. La decisione finale della Giunta si avrà entro il mese di dicembre».
Che succede adesso, dietro al linguaggio del comunicato, comunque frutto di lunghe trattative (l’incontro è finito in tarda mattinata, il testo è arrivato pochi minuti prima che questa edizione andasse in stampa)? Tutto dipende dal percorso di queste settimane: Fondazione ha l’onere di fornire un piano di rientro e di sviluppo. La Regione potrebbe intervenire direttamente, quasi in forma di “commissariamento” , per compiere i passi necessari. Ma resta il fatto che senza l’ok del San Gerardo o senza garanzie concrete (cioè soldi) della Regione o di altri soggetti eventualmente coinvolti nella partita pare al momento complicato immaginare una prosecuzione delle attività della Fondazione, almeno leggendo il testo molto secco diffuso ieri dall’assessorato.
È vero tuttavia che la stessa Regione chiede all’ATS e al San Gerardo di sedersi a un tavolo con l’obiettivo di salvaguardare l’eccellenza in termini di offerta sanitaria. In sostanza, il “no” del San Gerardo è diventato il “no” di Regione. Che però dà un mese di tempo per fornire proposte che portino al sì. Monza aspetta.
«In merito alla dichiarazione dell’Assessore Giulio Gallera, la “Fondazione Monza Brianza per il Bambino e la sua Mamma”, apprezzando il riconoscimento da parte dell’assessore per l’attività scientifica e clinica da noi svolta, si dichiara fiduciosa che la sperimentazione gestionale, unica in Italia, possa procedere continuando a raggiungere i risultati di eccellenza riconosciuti da tutti in Italia e anche all’estero. La Fondazione si dichiara disponibile a discutere e a trovare, in un incontro che avverrà con Regione Lombardia nei prossimi giorni, il migliore accordo sulle richieste economiche e gestionali del documento approvato dalle autorità. Fondazione in tale sede mostrerà i dati preconsuntivi dell’esercizio 2016 che appaiono in netto miglioramento e in linea con il piano di rientro presentato».