«Alle altre donne che stanno vivendo una situazione simile alla mia dico di non rassegnarsi: nessuna religione al mondo può mettere una pressione del genere. Siamo persone libere e non dobbiamo rassegnarci all’idea di vivere oppresse». È il messaggio di speranza e di ottimismo che la giovane 33enne, originaria dell’Egitto e oggi italiana a tutti gli effetti e residente a Monza, ha lanciato alle donne che vivono in uno stato di violenza e di umiliazione per colpa dei loro mariti.
Un messaggio di liberazione che la giovane musulmana ha lanciato dopo che, nelle ultime ore, il primo marito è stato espulso dall’Italia poiché in “odore” di simpatie verso l’Isis. L’uomo era stato già arrestato per il comportamento repressivo nei confronti della consorte. Un matrimonio religioso, privo di effetti civili, durato circa 5 anni e trasformatosi, giorno dopo giorno, in un vero e proprio incubo. «Minacce e condotte violente (non fisiche ma psicologiche) – hanno sottolineato i due avvocati che la stanno assistendo, il penalista Luca Valaguzza e il civilista Tommaso Fermi – che lo hanno portato a una condanna a Monza a sei mesi di reclusione con divieto di avvicinamento a moglie e figlia, convertita in 12 mesi di libertà controllata».
L’egiziano, classe 1981, avrebbe però più volte contravvenuto alle disposizioni del tribunale tanto da finire in carcere nell’aprile del 2017. «Tra la sentenza di primo grado e il carcere – dicono i legali – la situazione si è aggravata». Nel frattempo i due hanno divorziato, ma la situazione diventa tesissima, tanto che attraverso una pagina Facebook a lui riconducibile l’attività di intimidazione e di diffamazione verso la ex moglie si è fatta incessante. Era riuscito a creare un clima d’inferno, mettendo contro la ex moglie buona parte della comunità islamica. Soprattutto dopo il secondo matrimonio religioso della ex coniuge: la comunità si schierò al fianco dell’uomo, riconoscendo il nuovo legame non valido. Il secondo marito un giorno si ritrovò con la macchina devastata. Di fronte alla possibilità che l’uomo potesse tornare in libertà i legali avevano effettuato istanza per l’espulsione, poiché ritenuto pericoloso. Parallelamente è però arrivato il provvedimento di espulsione perché secondo gli investigatori avrebbe avuto contatti con gruppi vicini all’Isis.
«L’ho letto dai giornali – ha detto la ex moglie – io non mi sono mai resa conto di nulla. Non aveva mai fatto alcun riferimento al terrorismo. Per me era una cosa inimmaginabile».