La “perizia psichiatrica terza” disposta dal giudice nei confronti di Mattia Del Zotto, il 27enne novese reo confesso di tre omicidi e cinque tentati omicidi per aver mescolato il solfato di tallio con l’acqua minerale, uccidendo i nonni paterni e la zia Patrizia Del Zotto, avrebbe dato una risposta inequivocabile. Il giovane, dal punto di vista psichiatrico, sarebbe «completamente incapace di intendere e volere» in quanto affetto da “disturbo delirante” e socialmente pericoloso.
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Così ha stabilito un consulente nominato dal tribunale nei confronti del giovane, a processo col rito abbreviato, assecondando la tesi della difesa, finita sul tavolo del gup Patrizia Gallucci insieme alla relazione dei periti nominati dalla Procura, secondo i quali, invece, la capacità di intendere e volere del giovane era parzialmente scemata nella fase di preparazione del folle piano criminale, a causa di un disturbo chiamato parafrenia (una sindrome caratterizzata dall’insorgere di idee deliranti, mantenendo però contatto con la realtà), ma lo stesso, secondo le conclusioni degli esperti, era perfettamente lucido al momento dell’esecuzione dello stesso progetto omicida.
La prossima udienza è stata fissata per il 17 novembre e, in quell’occasione, il processo con rito abbreviato si potrebbe chiudere con un’assoluzione e la misura di sicurezza del ricovero in una struttura psichiatrica giudiziaria.