Il rapporto tra Giovanni Vitalone e Antonino Lamarmore è definito “solido, articolato e risalente”. Il primo è il fratello di Gabriele Vitalone, assessore in comune a Senago, arrestato nell’ambito della maxioperazione che nei giorni scorsi ha portato i carabinieri di Desio e Milano ad eseguire 27 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso e altre accuse (blitz nel corso del quale i carabinieri si sono presentati anche in comune a Senago per una richiesta di esibizione atti).
Il secondo è “il mastro generale” de “la Lombardia” (l’emanazione regionale della malavita organizzata calabrese), già condannato a 12 anni per i fatti dell’inchiesta Infinito, nonché capo del locale di ‘ndrangheta di Limbiate. Le inchieste passate avevano già documentato la partecipazione di Vitalone ad alcuni summit di malavitosi (la ‘mangiata’ al ristorante il Palio di Legnano il 26 febbraio 2008).
Nelle carte del tribunale di Milano, a proposito della figura di Vitalone, si legge: “il legame accertato tra Vitalone e Lamarmore non si è masi rescisso, ed anzi è più operativo che mai, tanto da portare Lamarmore ad chiedere di effettuare un colloquio in carcere con il sodale; in secondo luogo dimostra la pervicacia dell’affectio societatis di Vitalone che, nonostante la carcerazione di Lamarmore per il reato di associazione di stampo mafioso, si rende disponibile ad incontrare il suo capo in carcere, dimostrando così la non rescissione del vincolo associativo, la sua partecipazione alla ‘ndrangheta”.
Secondo le accuse, Vitalone, fratello del politico senaghese, “riveste ruolo di grande importanza nel locale di Limbiate, tanto che il mastro generale chiede di parlare proprio con lui”. E a proposito di questi incontri col capo, Vitalone si sarebbe messo a disposizione per “veicolare ambasciate attraverso questi colloqui carcerari”.