Il cappellano della Nato al Bassi di Seregno

All’istituto Martino Bassi di Seregno, le classi quinte hanno incontrato monsignor Angelo Frigerio.
Bassi mons Frigerio
Bassi mons Frigerio

Tra le diverse iniziative di carattere culturale offerte agli studenti dell’istituto Martino Bassi di Seregno, la direzione di via Briantina ha proposto alle classi quinte l’incontro con monsignor Angelo Frigerio, al quale è stato chiesto di spiegare cos’è l’ordinariato militare per l’Italia, e di spiegare la missione di supporto alla pace e il conflitto Russia-Ucraina. Il seregnese monsignor Frigerio, già vicario generale dell’ordinariato militare, da cui s’è congedato col grado di generale di corpo d’armata, è attualmente collaboratore della Nato a Milano al “Rapid deployable corps” al comando militare esercito “Lombardia” a Palazzo Cusani-Brera; circolo ufficiali dell’esercito e col 1 reggimento trasmissioni alla caserma santa Barbara.

Il cappellano della Nato al Bassi di Seregno: l’ordinariato militare

Il relatore ha introdotto l’argomento illustrando l’aspetto giuridico dell’ordinariato, la presenza dei sacerdoti chiamati in servizio militare nei corpi ausiliari delle forze armate e come combattenti: 10mila ecclesiastici, nella guerra 1915-18, per svolgere il servizio militare per l’assistenza spirituale su esplicita richiesta del generale Luigi Cadorna, quindi ha introdotto la costituzione ecclesiale predisposta nel 1925, quella statale del 1926, i patti Lateranensi (1929), il nuovo Concordato del 1984 e l’ultimo rinnovo del 2021. Ha poi spiegato qual è la funzione pastorale del cappellano all’interno dell’esercito e tra i militari.

Il cappellano della Nato al Bassi di Seregno: la guerra in Ucraina

Nell’ultima e più significativa parte del suo argomentare, monsignor Angelo Frigerio, ha affrontato il conflitto in corso in Ucraina, sostenendo che “è un insopportabile sofferenza a cui il popolo ucraino è stato sottoposto suo malgrado, una condizione che coinvolge anche molto militari russi e di riflesso le loro famiglie”.

Un particolare accento ha posto sui cittadini che professano la fede cristiana. “Si ammazzano senza riserve e senza misura cittadini della stessa fede cristiana – ha affermato – per affermare ideologicamente ragioni che non potranno prevalere ne in tempi prevalentemente “lunghi”, come avvenuto per la seconda guerra mondiale, né in tempi relativamente “brevi” considerando che il popolo ucraino consta di circa 44 milioni di abitanti, la stragrande maggioranza dei quali motivati alla resistenza di fronte agli invasori russi o, marcatamente dissenzienti nei confronti di una guerra  vera e propria di invasione e di devastazione della propria libertà, della propria indipendenza, della propria identità e della propria cultura. Cristiani ortodossi gli invasori russi, cristiani ortodossi gli ucraini con notevole presenza di cristiani cattolici. Prima di andare in battaglia, da ambo le parti, si prega, si celebrano riti religiosi nei momenti possibili, si chiede la benedizione invocando Dio e i santi protettori”.