Il 3 febbraio è San Biagio: un boccone appena svegli e il panettone salva la gola

Riti, celebrazioni e tradizioni del 3 febbraio, il giorno di San Biagio. Dal panettone che deve essere mangiato appena svegli e a digiuno per prevenire i malanni della gola al bacio della reliquia. Per una giornata che a Monza faceva festeggiare un quartiere.
Monza Panettone di san Biagio
Monza Panettone di san Biagio Fabrizio Radaelli

Di prima mattina, appena svegli e a digiuno. Così deve essere mangiato il panettone di san Biagio perché abbia effetto. Così vuole la tradizione. Un pezzo di panettone, quello tradizionale (niente moderne variabili al cioccolato, alla crema o ai frutti esotici), rigorosamente avanzato da Natale, dunque un po’ raffermo, preso la mattina del 3 febbraio. È il rimedio contro qualunque malanno della gola. O meglio è quanto nonni, bisnonni e antenati hanno sempre raccontato e tramandato.

Una tradizione che resiste al tempo e che molti monzesi, e sanbiagini in particolare, ancora osservano. Non tutti però conservano il panettone raffermo da Natale. E così sono i panettieri del quartiere, e non solo, a sfornare gli ultimissimi esemplari della stagione. Alla panetteria Ravanelli, aperta da 65 anni proprio di fronte alla parrocchia di via Manara e oggi gestita da Agostino Ravanelli, figlio dei fondatori, si sfornerà per la festa patronale almeno un quintale di panettoni.

«Noi proponiamo la vendita anche di un quarto di panettone, giusto una fetta – raccontano i titolari – Sono soprattutto gli anziani a chiedercelo, e se sono da soli preferiscono prendere solo una fetta piuttosto che tutto il panettone. Ma sono comunque tante anche le famiglie che, osservando la tradizione, prendono un panettone intero. L’importante è che se ne mangi un boccone la mattina del 3 febbraio appena svegli, poi il resto lo si può consumare anche dopo».

Un tempo i panettieri del quartiere proponevano sconti speciali per invogliare i clienti all’acquisto: al costo di un panettone se ne prendevano due, garantendosi così una buona scorta di “balsamo” per la gola per tutta la famiglia. Poi con il tempo le regole del mercato sono cambiate, ma non la voglia di mantenere vivo un gesto che sa di storia, una tradizione che è stata tramandata in ciascuna famiglia.

Una festa, quella di San Biagio, che è nel cuore soprattutto di chi è nato e cresciuto nel quartiere, come Caterina Marigliano. «Mi ricordo che da bambina via Torneamento e il piazzale della chiesa erano piene di bancarelle – racconta – C’erano quelle che vendevano torrone, caramelle, le stringhe di liquirizia e lo zucchero filato. Era come il luna park, ma senza giostre».

I bambini uscivano da scuola a mezzogiorno e mezzo e per tutti era obbligatoria una tappa alle bancarelle. Una festa di quartiere che è sempre stata profondamente legata al culto religioso. In tanti, ancora oggi, nel giorno del santo protettore della gola, si mettono in fila in chiesa per baciare la reliquia. Un gesto antico che tanti rifaranno anche sabato nella parrocchia di San Biagio, in occasione della festa patronale. Per appoggiare invece la gola tra le due candele bisognerà recarsi nelle altre chiese, dove la devozione al protettore della gola si celebra così.

«Mi ricordo che arrivavano fedeli da tutta Monza, non solo quelli di San Biagio, e persino dai paesi intorno, da Brugherio e Villasanta, per visitare la parrocchia e baciare la reliquia», ricorda Ambrogio Beretta, per tutti Ambroeus, per trent’anni titolare della tipografia in via Col di Lana. Oggi la festa patronale di San Biagio ha perso un po’ di smalto.

«Non è più sentita come un tempo – confessa un’anziana cliente della panetteria Ravanelli – tanti anni fa era un bel momento, un appuntamento atteso da tutto il quartiere, oggi passa quasi inosservata, ma fortunatamente sono ancora tanti quelli che entrano in chiesa per chiedere la protezione del santo. La devozione, quella sì, è rimasta». In parrocchia, anche quest’anno, ad accogliere i fedeli ci saranno il parroco, don Marco Oneta e i sacerdoti della comunità pastorale, con le suore di Maria Bambina.

Le celebrazioni – Sarà monsignor Giuseppe Angelini a presiedere la celebrazione eucaristica che si svolgerà nel giorno della festa liturgica di san Biagio. La funzione sarà celebrata nella chiesa parrocchiale alle 18.30. Sull’altare concelebreranno i sacerdoti della parrocchia e i sacerdoti della città insieme a quelli nativi. Un’occasione speciale per monsignor Angelini, che ricorderà i cinquanta anni dall’ordinazione sacerdotale.

La giornata continuerà con la cena insieme in oratorio. Sabato saranno quattro le messe celebrate in ricordo di san Biagio: alle 9, 11, 16.30 e 18.30. Durante l’intera giornata i fedeli potranno accostarsi per baciare la reliquia e venerare l’immagine del santo. Sempre sabato si potrà recitare il rosario alle 8.30, 10.30, 15, 16 e 18.


Come da tradizione la festa di san Biagio sarà anticipata dal concerto organizzato per la festa patronale, giunto quest’anno alla diciannovesima edizione. L’appuntamento è per venerdì sera in chiesa alle 21 con l’ensemble La rose di Vicenza. Si tratta di un coro di sole voci femminili. Presenteranno un programma particolare e suggestivo di voci e pianoforte, tutto dedicato ad autori contemporanei.
A fare gli onori di casa il Coro San Biagio, che si è occupato dell’organizzazione dell’evento. Ma non solo. Il Coro San Biagio aprirà il concerto con un proprio brano e lo chiuderà con un paio di canti che verranno eseguiti insieme al coro degli ospiti. L’ingresso al concerto è gratuito. «Nel corso degli anni il concerto per san Biagio è diventato un appuntamento apprezzato nel panorama musicale cittadino», spiegano gli organizzatori.