«Mettiamo a disposizione l’ambiente scolastico tutto il tempo necessario affinché il progetto-ponte pensato per lui, interrotto non a causa della scuola, ma perché, a seguito della pandemia, sono mancati gli interlocutori esterni, possa essere completato dopodiché, con il diploma in mano, senza dover attendere la fine del prossimo anno scolastico, potrà accedere al percorso successivo alla scuola superiore per lui più adeguato. A scuola, però, dovrà essere seguito dall’educatore messo a disposizione dai Servizi sociali del comune di residenza. Su questo attendo risposta». Interpellata da Il Cittadino, Paola Nobili, la dirigente del liceo artistico Amedeo Modigliani di Giussano, risponde in questo modo alla richiesta di due genitori di far ripetere la classe quinta al figlio, un ragazzo autistico, e non ammetterlo, quindi, all’esame di Maturità.
Per l’istituto scolastico la richiesta è inesaudibile: «non ci sono i termini per farlo e per lo studente sarebbe una decisione non facilmente comprensibile». I genitori dello studente all’ultimo anno di liceo, ad aprile si erano rivolti alla dirigente scolastica preoccupati per il futuro del figlio, il quale, pur avendo raggiunto valutazioni positive in tutte le materie, a causa della pandemia, secondo mamma e papà avrebbe perso: «il bagaglio esperienziale e di contatti interpersonali che è fondamentale per un ragazzo con la sua disabilità. È finita la scuola e tutti festeggiano, ma per nostro figlio non è così. È molto triste e preoccupato perché forse non potrà più tornare a scuola e nessuno gli ha indicato cosa farà. Proprio così, nonostante sia stato un anno, causa pandemia, dove il ragazzo ha potuto frequentare pochissimo la scuola e quindi non raggiungere i suoi obiettivi di competenza e relazione, la scuola ha voluto ugualmente “licenziarlo” – dicono ancora i genitori – e non dargli la possibilità di ripetere l’anno nonostante tutti, noi genitori, la psicologa e i Servizi sociali, avessimo espresso parere favorevole, anzi auspicabile perché venisse fermato un anno per completare il suo percorso di apprendimento».
«Gli eventi eccezionali che hanno caratterizzato gli ultimi due anni scolastici hanno portato per lui a un’ evidente deprivazione di occasioni indispensabili al raggiungimento degli obiettivi previsti dal suo Piano Educativo – aggiungono – La situazione eccezionale ha tolto a lui, alunno con bisogni speciali, l’opportunità di raggiungere necessari obiettivi di crescita che possono essere strutturati solo in un contesto scolastico. Sulla vicenda abbiamo informato il sottosegretario di Stato Rossano Sasso (che ha pubblicato il proprio intervento sul profilo Facebook personale) e il Ministro dell’Istruzione. Anche Anfass Nazionale, informata dell’accaduto, ha preso una precisa posizione e ha subito scritto alla dirigente scolastica. La questione non è avere tutti i voti positivi, ma si tratta di un tema molto delicato che è quello dell’ inclusione. Per i ragazzi con disabilità i percorsi devono essere diversi, i progetti ponte che si stavano attivando, a causa della pandemia, si sono arrestati e per nostro figlio la fine della scuola significherà diventare invisibile».
Questa la posizione della dirigente scolastica: «La pandemia ha interrotto molte attività, ma non la scuola, che ha sempre garantito la didattica e non solo. L’alunno ha fatto dei passi in avanti molto importanti, anche dal punto di vista delle competenze come quelle multimediali. Certamente, però, ciò che è esterno alla scuola si è fermato e il suo progetto ponte non è stato portato a termine per questo motivo e non per altre ragioni. Ho avuto modo di parlare con il sottosegretario Sasso e ho già illustrato la proposta della scuola anche alla referente dei Servizi sociali. Bocciarlo non penso sia la soluzione giusta per lui perché la scuola c’è stata. Piuttosto proponiamo di fargli vivere l’ambiente scuola, da settembre, seguito, però, da un educatore del comune di Seregno nell’attesa che ripartano tutti i meccanismi che ruotano attorno. A quel punto – portato a termine il percorso specifico, non, però, come studente della nostra scuola, perché non ci sarebbe possibile – potrà, diploma alla mano, interpretare la strada immaginata per lui senza dover attendere la maturità 2022. Su questo attendo la risposta dei Servizi sociali competenti. Mi pareva corretto, come del resto era l’accordo, di presentare la proposta insieme alla famiglia. La scuola non si è mai sottratta, anzi. Piuttosto sono mancate le realtà esterne alla stessa».