Sarebbe un 40enne, italiano di Lurago d’Erba, il presunto assassino di Ghazal Azedine, 27 anni, marocchino, probabilmente uno spacciatore, accoltellato a morte nelle prime ore di venerdì 26 gennaio all’imbocco della Valassina, tra Briosco e Giussano.
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L’uomo è stato fermato dai carabinieri della stazione di Lurago d’Erba e del nucleo investigativo di Cantù che, da qualche tempo, stavano collaborando con il commissariato di Monza nell’inchiesta sull’omicidio. Da quanto è stato possibile ricostruire il suo nome era emerso nell’ambito dell’inchiesta sul delitto per via di contatti che avrebbe avuto con il giovane marocchino.
Da qui i riflettori si sono spostati sull’uomo. Ma l’inchiesta ha subito un’accelerazione improvvisa venerdì quando si è deciso di sottoporlo a un fermo di polizia giudiziaria in quanto indiziato del reato di omicidio. Il fatto che gli inquirenti abbiano optato per una soluzione così repentina, senza procedere alla richiesta di un’ordinanza di custodia cautelare, forse è stata provocata dal sospetto che l’uomo potesse in qualche modo avere in programma di scomparire.
Secondo notizie successive decisiva per le indagini si è rivelata la deposizione spontanea della convivente dell’autore dell’omicidio ai carabinieri di Lurago d’Erba. Così i militari hanno raccolto gli elementi di colpevolezza, compresa l’arma del delitto: un coltello da cucina, che al ritorno a casa dopo l’omicidio sarebbe stato lasciato nel lavello.
L’uomo avrebbe incontrato il cittadino marocchino, armato, con l’intento di prendere droga senza pagarla e “cancellando” ogni testimonianza attraverso l’eliminazione del diretto interlocutore. Cosa effettivamente accaduta. L’omicida poi sarebbe rientrato a casa dove avrebbe detto di voler ”uccidere tutti i marocchini”. Confidenze fatte anche alla compagna, che poi ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri.
(*notizia aggiornata l’1 marzo 2018)