Adzopè, sud della Costa d’Avorio. Africa. Nera. Più di sessantamila abitanti. Più di settemila chilometri di distanza da dove scriviamo. Su un campo polveroso (questa zona dell’Africa è stupenda, ma non brilla certo per i prati rigogliosi), si gioca la finale di un torneo giovanile: uno di quegli eventi tanto sentiti in città quanto potrebbe esserlo in una qualsiasi delle nostre parrocchie (calcistiche). In campo, una squadra, nata da poco, ma con tanta passione, colori sociali, rosso e bianco.
Ai piedi dei semplici sandali, sul petto di questi undici orgogliosi aspiranti Elephants (come vengono soprannominati da queste parti i giocatori della Nazionale, vero e proprio oggetto di culto sportivo) che stanno per scendere in campo, invece è stampata una scritta: il Cittadino. Indossano le maglie da calcio che furono della sede d’area, una delle sedi tradizionali del nostro giornale, quella di Limbiate. La storia di come la muta da gara de il Cittadino (sì, c’è stato un tempo in cui i giornalisti se la giocavano nei tornei della zona, ndr) sia arrivata fino in Costa D’Avorio è tutta da scoprire.
Iniziamo dalle persone. Ce l’ha portata tal Gregoire Ladin, imprenditore oggi, ma affezionatissimo de “il Cittadino” ieri. Lui è stato in Italia tanti anni, ha cittadinanza italiana e patente italiana. Ad un certo punto l’ha raggiunto anche il fratello Joseph, un’altra storia africana tutta da raccontare; per adesso basti sapere che da ragazzo giocava a calcio nel centro di specializzazione della nazionale ad Abidjan, la capitale, ora invece è allenatore specializzato (impegnato con passione) dei 2002/2003 al Mascagni di Senago. Gregoire il giornale l’ha scoperto per un’inserzione di lavoro e ci è rimasto attaccato per gratitudine e amicizia.
Nella sede di Limbiate ha conquistato tutti e nel tempo libero è diventato una specie di volontario factotum, non mancava mai. Poi, purtroppo, a mancare è stato il lavoro e ha deciso di tornare dalla famiglia, una moglie e quattro figli, ad aprire un allevamento di polli (poi sono arrivati anche una vacca e cinque caprette) nella sua città natale, Adzopè appunto. Non si dimentica mai di aggiornare sull’andamento della sua impresa: ci sono delle difficoltà, ma comincia a funzionare. In uno dei suoi viaggi di ritorno si è portato dietro un regalo, la divisa de il Cittadino, con cui far giocare i ragazzi del paese, e ha fondato una squadra: il Cittadino Football Club.
In una terra in cui la malaria ancora miete vittime (proprio com’è successo ad uno dei figli di Gregoire) avere delle maglie con cui giocare, partecipare ad un campionato, è un vero e proprio orgoglio. Nella squadra poi, gioca un altro dei figli di Gregoire, Alphonse. È il numero nove, il centravanti. Insieme, lui e i suoi compagni, poi quella finale l’hanno vinta. Ora la stagione è ferma, ma sarà un piacere vederli tornare a sfoggiare il rosso e il bianco de il Cittadino, anche su un campo polveroso del sud della Costa D’Avorio, anche a settemila chilometri di distanza.