Il Pnrr comincia a produrre i primi effetti in Brianza: il Piano nazionale ha finanziato alcune decine di progetti presentati dalla Provincia e dai comuni, in gran parte programmati da tempo, per un totale di 151,9 milioni di euro: oltre 13 milioni saranno utilizzati per la riqualificazione di quartieri e caseggiati popolari, oltre 38 per piani di rigenerazione urbana, quasi 25 per l’adeguamento delle scuole, oltre 4 per interventi di edilizia residenziale pubblica, 8 per la realizzazione di ciclabili, quasi 13 per programmi di inclusione sociale, 7.500.000 per la ristrutturazione dell’ala est del Tribunale di Monza.
Fondi Pnrr in Brianza: gli altri soldi
La parte rimanente dei soldi del Pnrr sarà assorbita dalla digitalizzazione della didattica e da lavori di piccola portata. I milioni piovuti in Brianza salgono a 202,8 considerando i quasi 33 destinati all’apertura delle case e degli ospedali di comunità, gli oltre 10 riservati all’acquisto di grandi apparecchiature per le strutture sanitarie e gli oltre 7 per la digitalizzazione: le cifre dovrebbero aumentare notevolmente in quanto entro il 2027 il Piano nazionale dovrebbe dirottare in Lombardia 9,7 miliardi di euro.
Brianza Restart e i fondi Pnrr
I conteggi sono stati presentati martedì alla terza edizione del Brianza Restart organizzata dalla Provincia da Promo Pa Fondazione che collabora con l’ente di via Grigna nell’aiutare le amministrazioni locali a individuare gli interventi con le caratteristiche adatte a ottenere le risorse.
«Il Pnrr – ha spiegato il presidente brianzolo Luca Santambrogio – rappresenta una grande leva per la crescita del nostro territorio: grazie allo Sportello che abbiamo attivato i comuni hanno ottenuto risorse per progetti in grado di fare la differenza». I fondi, ha precisato il vicepresidente Riccardo Borgonovo, arriveranno secondo le «priorità, le esigenze e la capacità di dare risposte».
Fondi Pnrr in Brianza: le criticità
A proposito di fondi Pnrr non mancano, però, «le criticità» che potrebbero mettere i bastoni tra le ruote di aziende ed istituzioni a partire dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime aggravato dalla guerra in Ucraina. Le associazioni di categoria hanno lanciato più di un allarme: se gli enti pubblici, ha avvertito Luca Cazzaniga di Assimpredil Ance, non aggiorneranno i prezzi dei materiali molte gare rischieranno di andare deserte.
«Dobbiamo puntare all’autonomia energetica – ha raccomandato Giovanni Caimi, presidente della sede territoriale di Assolombarda – è necessario affrontare i temi legati alle fonti rinnovabili, alle centrali nucleari di ultima generazione, all’idrogeno e avviare le comunità energetiche». Un’altra emergenza, ha denunciato il segretario generale di Apa Confartigianato Enrico Brambilla, è costituita dalla mancanza di tecnici e di personale altamente specializzato. La carenza di educatori, operatori socio assistenziali e infermieri, ha dichiarato Marco Meregalli di Cofcooperative, sta mettendo in crisi le rsa e le comunità per minori mentre Giulio Fossati della Cgil e Roberto Frigerio della Cisl hanno attirato l’attenzione sulla necessità di investire sulla sicurezza e i diritti.n