La prospettiva di un lavoro rende meno vacui i giorni trascorsi dietro alle sbarre e può offrire serie opportunità di potersi ritagliare una “vita nuova” quando si torna in libertà. È questo il senso del protocollo che è stato siglato lunedì, dopo due anni di gestazione, nel carcere di Monza da ventitrè enti e istituzioni.
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La finalità è proprio la “promozione del reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti , adulti e minorenni, degli ex detenuti e delle persone in esecuzione penale esterna”. Come avverrà? Con l’assunzione o la proroga di un contratto di lavoro presso imprese, enti pubblici o privati, cooperative o associazioni. Ma anche con il sostegno e l’avvio di un’esperienza professionale, magari con corsi di formazione specifici, e infine promuovendo la auto-organizzazione dei soggetti colpiti da provvedimenti attraverso cooperative di servizi.
A porre la firma su un grande tabellone, tra gli altri, rappresentanti del tribunale e della Procura di Monza (presenti il presidente Laura Cosentini, il giudice Airò e il procuratore aggiunto Manuela Massenz), del Tribunale di Sorveglianza di Milano e di quello per i Minorenni (e della Procura dello stesso), sempre del capoluogo, dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale MB, della Prefettura e della Provincia di Monza e Brianza, del Comune di Monza (presenti il prefetto Giovanna Vilasi, il presidente Roberto Invernizzi e il sindaco Dario Allevi), della casa circondariale. Ma a fare la differenza, (perché, come ha detto il giudice del tribunale di Monza Emanuele Mancini: «di protocolli così in Italia ne troverete tanti»), a rendere l’accordo unico nella Penisola, è il coinvolgimento diretto degli attori economici della Brianza.
A rendersi “attori” sociali, per dirla alla Bonomi, presidente Assolombarda, tra i primi aderenti, la presenza della Camera di Commercio Milano Monza Brianza e Lodi, di Apa Confartigianato Imprese. Senza dimenticare la Fondazione della Comunità di Monza e Brianza (che tra l’altro è stato finora l’unico ente a permettere con una erogazione di 12mila euro l’avvio di un progetto concreto, un corso di formazione Cisco Academy), Afol MB e gli Ordini dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili di Monza e Brianza e di quello dei Consulenti del lavoro sempre della provincia.
La “messa in circolo” dei curricula per fare incontrare la domanda e l’offerta di lavoro è uno degli strumenti per raggiungere l’obiettivo. Oltre a percorsi specifici di formazione e di risocializzazione. C’è tanta speranza nel ruolo che gli enti economici, Assolombarda in testa, la capofila del Protocollo, rivestiranno sia a livello di promozione del protocollo tra le associate che nella collaborazione con realtà produttive già attive nella Casa circondariale di Monza.
“L’imprenditore non è ‘solo’ un importante attore economico, ma sempre più deve diventare un attore sociale che vive in modo consapevole e proattivo la propria comunità e l’ecosistema in cui opera – ha dichiarato il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi – Il protocollo ben interpreta questo nuovo ruolo: imprese, enti e istituzioni del territorio, insieme per promuovere un modello di collaborazione che deve fare scuola. Diamo, pertanto, nostra piena disponibilità a coinvolgere in questo progetto quante più aziende del nostro territorio”.