False bonifiche per costruire, tre condanne a Monza

Coinvolti anche un ex funzionario dell’Arpa e un architetto già finito nei guai degli anni Novanta per Mani Pulite. I fatti, risalenti al 2008, riguardano due aree della città.
False bonifiche per costruire, tre condanne a Monza

Tre condanne al processo per le bonifiche Arpa: due anni e mezzo per l’ex funzionario Arpa Stefano P., un anno e quattro mesi ad Angelo N., uno anno e otto mesi per l’architetto Stefano T., già coinvolto 20 anni fa nel filone monzese dell’inchiesta Mani Pulite. Risarcimento provvisionale stabilito in 10mila euro, a favore delle due parti civili: Arpa, e il geologo la cui firma (falsa) è stata apposta sui documenti che hanno portato al processo. Abuso d’ufficio e falso le accuse, per una vicenda giudiziaria che nasce da illeciti relativi alle pratiche di bonifica di due aree abbandonate della città, in via Cavallotti.

In base alla prima contestazione di falso, i primi due imputati (la posizione di Stefano T., nella vicenda, è comunque più «limitata», come ha detto il suo difensore, l’avvocato Marzia Barberis) hanno formato una falsa relazione tecnica, «finalizzata all’ottenimento del cambiamento di destinazione urbanistica dell’area da industriale a residenziale» con la falsa firma del geologo, che si è costituito parte civile contro gli imputati. In questo modo, la stessa area non veniva considerata come «potenzialmente contaminata». Il vantaggio? Evitare «l’attivazione di un’indagine ambientale da parte dell’Arpa», e soprattutto la eventuale «procedura di bonifica» dei terreni.

Il funzionario Arpa, che riveste carica di “pubblico ufficiale”, viene indicato come «il materiale estensore del piano». Angelo N., come il beneficiario dello stesso. Senza gli intoppi e le lungaggini relative ad indagini ambientali e bonifiche, oltre ad un risparmio di costi, si guadagna più facilmente l’autorizzazione edilizia dal comune. Il piano, tuttavia, è saltato solo perché il geologo si è accorto della falsità della ‘sua’ firma apposta sul documento. Un tentativo analogo, relativo ad un terreno di via Umberto I, era saltato, invece, grazie ad una segnalazione dell’Ufficio Ecologia.