Non piove necessariamente sul bagnato, quando ci sono dei gadget da vendere. Perché nel venerdì più piovoso che Monza potesse attendersi, il primo souvenir da portarsi a casa è un ombrello. Luca Marchesini e Lara Pozzoli, impegnati a vendere gadget nel loro spazio all’interno del villaggio, fanno però un distinguo. «Ombrelli sì, ma non con la punta. Perché sarebbero poi requisiti ai controlli di accesso. Sono stati i clienti stessi a farcelo notare, noi non l’avevamo valutato. Così, abbiamo venduto essenzialmente ombrelli piccoli, non considerati pericolosi».
K-way e mantelline, però, non sono i soli altri ricordi che il tifoso cerca per portarsi a casa un pezzo di Monza. Si va dalla penna al portachiavi, dal cuscinetto alla maglietta, dal modellino di auto fino ai caschi. «Sono essenzialmente stranieri, quelli che si rivolgono a noi. Olandesi su tutti, almeno quest’anno. E poi inglesi, con un ritorno dei tedeschi, che dodici mesi fa latitarono un po’».
Gli italiani, invece, stanno un po’ alla larga. «Anche perché confrontano, fanno paragoni tra un negozio e l’altro. Gli stranieri no, arrivano decisi all’acquisto: se una cosa piace, la comprano». Anche se dai 3 euro del ciondolino si può arrivare ai 350 delle scarpe da pilota, fino ai 1300 delle tute da corsa. «Ci sono anche giovani piloti, magari kartisti, che fanno acquisti di quel tipo. E chi lo vuole come semplice gadget è il tipo cliente che non ha limiti di budget».