Expo è stata una catarsi collettiva e, come ogni catarsi, non potrà che avere effetti benefici. L’analisi, che prescinde dai numeri dei visitatori arrivati in Lombardia negli ultimi sei mesi e dai nuovi contratti firmati dagli imprenditori, è fornita dal segretario generale di Camera di commercio Renato Mattioni che si concentra sulle possibili eredità dell’Esposizione internazionale.
Il primo bilancio, quello fatto di cifre, è già positivo: l’associazione temporanea battezzata Brianz@expo creata da istituzioni e associazioni di categoria ha consentito alle aziende locali di operare nell’allestimento dei padiglioni, il numero delle presenze negli alberghi è notevolmente aumentato rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti con incrementi che in alcuni mesi hanno superato il 30% e la nostra area ha migliorato la sua azione di marketing territoriale che fino a qualche tempo fa era limitata quasi esclusivamente al potere di attrazione dell’autodromo.
«Abbiamo saputo – afferma Mattioni – marcare la nostra autonomia rispetto a Milano, abbiamo promosso la cultura e la cultura del fare. Ora, anche all’estero, sanno che da noi non solo si lavora bene, ma si vive bene». Lo sanno perché nell’immaginario di molti sono rimaste le visioni dei parchi e delle ville di delizia.
Ora, dopo Expo, si potrebbe aprire una nuova fase: «Questo evento – assicura Mattioni – ha indicato un metodo, ha insegnato a progettare insieme, che è cosa diversa dal fare sistema».
Questo sarà il lascito più importante per l’intero Paese: «Le imprese e le istituzioni – chiarisce il segretario generale – uscivano da una grande crisi, eppure si sono rimesse a pensare il futuro. In questo senso l’Esposizione è stata una catarsi: insieme hanno ideato proposte, collettive e individuali, anche oltre l’evento come accaduto con il Fuori Expo». Il fermento, assicura, ha contagiato anche chi «si sentiva solo di fronte alla crisi». Le infrastrutture, dal canto loro, hanno aiutato a superare i confini: «Expo – commenta Mattioni – non è mai stato solo di Milano o della Lombardia, è stato di tutta l’Italia».
E il nostro territorio si è ritagliato la sua fetta di visibilità: «È stata – conclude – una manifestazione molto milanese nel racconto, vissuta come un grande evento di moda o di design ma molto brianzola nella realizzazione complessiva che rimanda al lavoro fatto bene, fino in fondo. E come Brianza dobbiamo intendere una zona che si allarga a Cantù e comprende tutta la manifattura pedemontana».