Erano industrie: in Brianza 481 ettari di siti dismessi

Spazio alla natura o ai posti di lavoro? Il futuro tra piani che non decollano e realtà rinate: la situazione in Brianza.
Monza l area dismessa via Hensemberger
Monza l area dismessa via Hensemberger Fabrizio Radaelli

Sono ferite aperte nei cuori delle città, nelle periferie e perfino nelle zone rurali: fabbriche in cui la produzione è cessata da anni, capannoni vuoti, negozi chiusi, complessi residenziali mai finiti, vecchie cascine. Sono, in poche parole, le tante aree dismesse lasciate in eredità dall’evoluzione del processo industriale, dalla crisi di alcuni settori del terziario e dallo spopolamento dei piccoli borghi: fonti, spesso, di degrado ma anche potenziali risorse in attesa di essere valorizzate.

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In Lombardia sono oltre 3.800, censite dal laboratorio Maud Lab del Politecnico di Milano che dal 2017 al 2019 ha passato in rassegna il territorio anche con l’ausilio delle mappe online e ha aggiornato il database della Regione.
I siti e i terreni abbandonati occupano 5.300 ettari, pari a un quarto della superficie di Milano: quasi 3.150 ettari sono inutilizzabili per la presenza di oltre 1.600 stabilimenti e fabbriche in disuso. Seguono, a grande distanza, 550 ettari di terreni agricoli incolti, 335 liberi, 334 un tempo adibiti a servizi, 260 destinati a infrastrutture non più in uso, 130 a immobili commerciali, 58 a edifici residenziali disabitati.

Erano industrie: i numeri nelle Province

I buchi neri del tessuto urbanistico lacerano 650 comuni, ovvero il 42,9% di quelli lombardi: nel 18,5% dei municipi le aree dismesse si estendono su oltre dieci ettari e nel 15,9% occupano tra i 5 e i 10 ettari. Solo il 2% dei siti supera i 10 ettari ma complessivamente se ne mangiano 1.382, pari al 27,7% della superficie censita, a fronte dei 742 occupati dal 43,6% delle proprietà che non arrivano a un ettaro.
Il 33% dei luoghi abbandonati, pari a 1.665 ettari, è racchiuso tra i confini della città metropolitana di Milano: il più esteso, che copre oltre 58 ettari, è più grande di tutte le aree dismesse delle province di Lodi e di Sondrio che con l’1% non arrivano nemmeno a 51 ettari. Il 14% si trova in provincia di Brescia, il 10% in quella di Mantova, il 9% nel pavese e nel varesotto, l’8% nella bergamasca, il 5% in Brianza, il 4% nelle province di Cremona e di Lecco, il 2% in quella di Como.
Nel comune di Milano le 346 aree censite occupano 425 ettari, a Brescia le 75 localizzate superano i 182, poco più dei 180,7 di Sesto San Giovanni mentre le 119 contate a Monza dagli architetti del Maud Lab si fermano a circa 60 ettari.

Erano industrie: gli ex siti produttivi

In tutte le province la classifica è aperta dagli ex siti produttivi, ma il rapporto muta notevolmente a seconda dei territori: a Milano, in Brianza e nel Varesotto le altre categorie seguono a distanza mentre a Lodi e a Pavia l’estensione dei terreni agricoli in disuso è pressoché identica a quelle degli stabilimenti smantellati e a Sondrio quest’ultima è simile a quella un tempo destinata in particolare a servizi.
In provincia di Monza, alle spalle delle vecchie fabbriche, si posizionano gli edifici adibiti a servizi: un’ampia categoria in cui rientrano anche ex carceri, caserme, servizi sanitari, attrezzature religiose, strutture di accoglienza, impianti sportivi, scuole e luoghi di cultura. Seguono, praticamente appaiati, negozi e centri commerciali vuoti, aziende agricole abbandonate, allevamenti e serre, aree libere tra cui i cantieri per opere avviate e mai terminate.