Emergenza profughi a Monza e Brianza, i fondi potrebbero non bastare

Il bando assegnato per il 2015 è pensato per 580 profughi, ma nell’arco di pochi mesi la quota potrebbe essere superata: insomma, i soldi per l’emergenza a Monza e Brianza potrebbero non bastare.
Un intervento della guardia costiera
Un intervento della guardia costiera

Gli ultimi 19 profughi scampati alla crudeltà dei trafficanti e degli scafisti sono approdati in Brianza venerdì 17 aprile e sono stati dirottati all’hub di Limbiate. Per ora non sono annunciati altri arrivi, ma nei prossimi giorni l’invio sul nostro territorio di chi è fuggito dalle guerre e, il più delle volte, ha visto morire in mare parenti e amici potrebbe riprendere. Nella provincia di Monza sono 391 i richiedenti asilo, poco meno della metà rispetto agli 804 giunti dal marzo del 2014: gli altri sono ripartiti per il Nord Europa dopo una sosta di non più di un paio di giorni.

Nei centri di smistamento allestiti allo Spallanzani e a Limbiate c’è ancora qualche posto, ma le due strutture potrebbero diventare sature se gli ingressi riprenderanno con i ritmi di un paio di settimane fa. In Brianza, intanto, c’è chi è alle prese con i conteggi e ipotizza che tra qualche mese i migranti supereranno gli 580 stimati per il 2015 dalla Prefettura sulla base delle presenze dello scorso anno. Se sarà così il Governo dovrà integrare i quasi 5.000.000 di euro stanziati per la loro accoglienza e il loro inserimento e, probabilmente, in via Prina potrebbero pubblicare un nuovo bando con cui assegnare le risorse per l’ospitalità e l’avvio dei progetti formativi. Quel che è certo, precisano i tecnici, è che ai comuni non sarà chiesto alcun contributo.

Nella polemica politica tra Regione e Governo sulla gestione dell’emergenza, nel frattempo, si inserisce il vicesindaco Cherubina Bertola: «Ormai – riflette – i profughi arrivano quasi ogni giorno. Il governatore Maroni non può sostenere ancora che in Lombardia ci sono zero posti: sa benissimo che i migranti continuano a sbarcare e che, mentre il Pirellone rimane a guardare, i singoli territori si danno da fare. Del resto, lo scorso anno, è stato lui a sottoscrivere l’accordo con l’esecutivo che fissava i numeri di persone destinate alla nostra regione». L’immobilismo della giunta lombarda, attacca il vicensindaco di Monza, causa grosse difficoltà ai comuni: «Se invece – incalza – di lasciar ricadere tutto sulle spalle delle prefetture e degli enti locali si fosse confrontata e avesse messo a disposizione qualche struttura non avremmo impiegato sei mesi a individuare un hub da affiancare allo Spallanzani». E le proprietà del Pirellone sono sotto gli occhi di tutti: gli ex ospedali di Monza e di Vimercate.

Da Milano, intanto, Maroni ribalta le critiche sul Governo: «Lo dicono – afferma – anche tanti sindaci. Non può gestire un’emergenza come questa senza coinvolgere i territori e i loro amministratori: nel 2011, quando ero ministro dell’Interno, di fronte a una situazione analoga, chiamai i presidenti delle regioni per capire se erano disposti ad accogliere i profughi. Qualcuno rispose di sì, altri no e gestimmo la vicenda con il loro consenso. Non possiamo accettare che nessuno ci abbia convocato».