L’ecosistema urbano di Monza e Brianza è peggiorato: o meglio, non è migliorato rispetto ad altri capoluoghi e province. Lo dice il 28esimo rapporto di Legambiente con il Sole24Ore, presentato lunedì 8 novembre: il territorio monzese è passato dall’85esima posizione su 105 alla 93esima. Peggio solo Salerno, Grosseto e Siracusa, Massa, Isernia, Latina, Messina, Alessandria e Brindisi, Catania e Palermo, fanalino di coda. Ultima, evidentemente, tra le città lombarde.
Monza è 36esima in alberi in proprietà pubbliche (grazie al Parco, chiaramente), 87esima in isole pedonali e in solare pubblico, penultima prima di Milano in uso efficiente del suolo ma 19esima in verde urbano. Sul fronte smog: 97esima in biossido di azoto, 87esima in ozono e 88esima in pm10, mentre se risulta 96esima in consumi idrici, come sempre sfiora il podio (è sesta) in scarse dispersioni di rete idrica e all’ottavo in capacità di depurazione.
Trasporti: 46esima posizione nell’offerta, 52esima in passeggeri, 51esima in piste ciclabili, 44esima in tasso di motorizzazione (cioè auto circolanti ogni 100 abitanti, dove vince facile Venezia), 87esima in vittime della strada. Infine: Monza e provincia sono 43esimi in rifiuti differenziati e 11esimi per rifiuti prodotti, nel senso che non ne vengono prodotti troppi.
“Il 28esimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente e Ambiente Italia si basa su 18 parametri raggruppati in 5 macroaree (aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente): la classifica finale fotografa con dati relativi al 2020 le performance ambientali di 105 città capoluogo di provincia” ricordano i promotori del progetto: il podio spetta a Trento, quindi Reggio Emilia e poi Mantova, dal quarto posto Cosenza, Pordenone, Bolzano, Parma, Belluno, Treviso, Ferrara al decimo.
“Nelle città capoluogo di provincia è arrivato il crollo del trasporto pubblico locale (con un 48% medio in meno di passeggeri), mentre la qualità dell’aria non è migliorata in modo particolarmente significativo – scrive il Sole24Ore -. Continua, in realtà, e si intensifica un poco, un trend in diminuzione per i valori di polveri sottili, biossido di azoto e ozono, ma senza che ci sia stata una vera punta al ribasso. D’altronde risulta che nell’area padana , quella con la situazione peggiore sul fronte dell’aria, più che dalle auto l’inquinamento sia determinato da fattori come il trasporto delle merci, l’agricoltura e gli allevamenti, il riscaldamento a legna o pellet con camini e stufe”.