È stata allontanato da casa e non potrà avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie che per due anni ha perseguitato con violenza e minacce. I carabinieri di Bernareggio sono intervenuti nei confronti di un uomo di 27 anni, cittadino egiziano residente in paese, accusato nei confronti della moglie di 43 anni di maltrattamenti di carattere fisico e psichico, impedendole di uscire di casa da sola se non per andare a lavoro, controllando i suoi movimenti, il telefono e l’utilizzo di internet.
L’uomo l’aveva incolpata per un aborto spontaneo subito nel 2017. Da quel momento due anni di offese, minacce e aggressioni nei confronti di lei e anche della sua famiglia. Due anni al termine dei quali era arrivata la decisione di separarsi.
Nelle indagini dei militari anche i messaggi violenti inviati: “Se parli ancora vengo a casa e riempio di botte te e tutta la tua famiglia del c….”, “Quando vengo ti spacco la faccia”, “Te lo giuro sulla mia famiglia quando vengo a casa ti riempio di botte” e “Tanto io non ho un c…. da perdere, in carcere ci vado volentieri, per una m…. come te ci vado”. Per uno stato di terrore crescente culminato, nel mese di febbraio, in una aggressione con un pugni, sberle e un calcio al ginocchio alla richiesta di spiegazioni di una chat dell’uomo con un’altra donna.
Pochi giorni dopo lui aveva strappato i documenti per la separazione, poi l’aveva di nuovo aggredita con una mensola e minacciata con un coltello.
Ad aprile finalmente il coraggio di chiamare i carabinieri, dopo l’ultimo episodio di violenza: una mano stretta intorno al collo fino a provocare un mancamento. I militari l’avevano trovata chiusa in macchina. Solo in quel momento è riuscita a superare le paure e e a denunciare tutto.