Desio, Francesca guida Malia: insieme vincono i 60 metri indoor agli Italiani paralimpici

«Una grandissima soddisfazione – racconta Francesca -. Dopo neanche un anno insieme abbiamo raggiunto il nostro primo importante obiettivo. E non sarà l’ultimo. Tenetevi pronti. Ne vedrete delle belle»
Francesca De Vito e Malia Turqui
Francesca De Vito e Malia Turqui Egidio Farina

Una giovane atleta desiana è salita sul gradino più alto del podio ai Campionati Italiani Paralimpici Indoor di Ancona, domenica scorsa. Ma non ci è salita sola. Accanto, come in gara, aveva Malia, non vedente. Lei invece, Francesca De Vito, ci vede bene. Con gli occhi e col cuore. E guida Malia in gara. Malia Turqui, 29 anni, categoria T11 (non vedenti completi) e Francesca De Vito (20 anni) si sono laureate campionesse italiane sui 60 metri piani, la specialità dell’oro olimpico Marcell Jacobs.

Su quel gradino hanno urlato di gioia e hanno anche pianto, tenendosi per mano e mostrando le loro medaglie d’oro. «Una grandissima soddisfazione – racconta Francesca -. Dopo neanche un anno insieme abbiamo raggiunto il nostro primo importante obiettivo. E non sarà l’ultimo. Tenetevi pronti. Ne vedrete delle belle». Le due si allenano tre volte la settimana insieme, sulla pista dell’Arena a Milano e a Cinisello, con la loro allenatrice Vanessa Palombini.

Francesca si allena per altri tre giorni per conto suo, con la Fenice di Nova Milanese. Fa atletica dalla seconda media, prima con l’Atletica Desio, poi con l’Atletica Monza. Le sue specialità sono sempre state i 200 e i 400 metri piani. A 15 anni è entrata in contatto col mondo dei non vedenti e ne è rimasta colpita, si è sentita coinvolta, spinta a dare un aiuto. Cosa posso fare? Lei sa correre. Ha imparato ad essere guida. Ha avvicinato la Free Moving di Monza e da un anno, con Malia, è alla Gsd di Milano. Alla prima uscita, le due si sono piazzate quarte nei 100 metri agli assoluti di Brescia. «Per Ancona – dice ancora Francesca – sapevamo di essere pronte, ma non immaginavamo di poter diventare campionesse italiane indoor. Era tanto che non salivo sul gradino più alto del podio, gli ultimi anni per me sono stati difficilissimi, tanti infortuni e il Covid. Malia non poteva farmi regalo più grande: le dico un grazie immenso. Spero di non deluderla mai. Ci stiamo allenando con tanto impegno, abbiamo ancora tanto margine di miglioramento». Poi confida: «Vorrei diventare advisor paralimpico».

Si sta preparando: frequenta il primo anno dell’Università di Psicologia Clinica Internazionale Sigmund Freud. Intanto mette a frutto la sua passione per l’atletica accompagnando chi da solo non può farcela. «Corriamo tenendo in mano le estremità di un cordino attraverso il quale lei sente il mio movimento. Non parliamo fino all’arrivo. L’atleta deve tagliare il traguardo prima della guida, altrimenti c’è la squalifica. Io le do solamente un segnale quando stiamo arrivando. Le dico: giù. E lei deve abbassarsi con le spalle, andare avanti col corpo, altrimenti passo davanti io. Sono pochi secondi in cui la coordinazione è essenziale». A Francesca non serve gridare indicazioni. Nel cordino azzurro ci mette il cuore e la passione: arrivano a destinazione senza ostacoli.

E.Far.