Dal Belgio a Parigi via Malpensa: lo strano viaggio in Lombardia dei combattenti dell’Isis

«Sono arrivati dal Belgio in un aeroporto lombardo (probabilmente Malpensa), alla vigilia della strage di Parigi. Erano in due, forse in tre; appartengono alla galassia del radicalismo islamico; uno ha un «interessante» passato». Ecco il racconto che Andrea Galli fa sul Corriere della sera.
L’aeroporto di Milano Malpensa
L’aeroporto di Milano Malpensa

«Sono arrivati dal Belgio in un aeroporto lombardo (probabilmente Malpensa), alla vigilia della strage di Parigi. Erano in due, forse in tre; appartengono alla galassia del radicalismo islamico; uno ha un «interessante» passato. Dallo scalo si sono trasferiti in città da dove sono partiti con un treno per la capitale francese, e lì forse stavano nelle ore degli attentati. L’ Antiterrorismo, a conferma dell’ altissimo livello di allerta e allo stesso tempo della capacità di immediata mobilitazione, li ha «agganciati» e sta cercando di capire cosa esattamente abbiano fatto nella sosta italiana, in quali luoghi siano stati e chi abbiano visto. Interessa, per il momento, più il «versante» milanese che quello francese perché – e al riguardo ci sono conferme molto nette anche da fonti investigative del ministero dell’ Interno – non è stato trovato alcun legame tra i due-tre e i terroristi di Parigi. Resta però, questo sì, l’ anomalia del viaggio e il mistero su un trasferimento così complesso rispetto alla facilità con la quale, dal Belgio, avrebbero potuto raggiungere la Francia in macchina. Ovviamente contro di loro non c’ era e a oggi non c’ è nessun provvedimento giudiziario, altrimenti sarebbero stati fermati visto che l’«avviso» dell’ atterraggio è stato subito trasmesso all’ Antiterrorismo. Eppure il «giallo», che tale rimane anche dopo l’ esclusione di un collegamento (diretto o indiretto che sia) con il commando di Parigi, conferma il fermento milanese e lombardo come luogo di passaggio, indagini e strategie«. È quanto si legge in un articolo di Andrea Galli nelle cronache milanesi del ‘Corriere della Sera’.«Bisogna infatti registrare – si legge ancora – la «sparizione» di due ragazzi, uno dei quali con un lavoro in città in un quartiere di locali e divertimento, entrambi non oggetto di controlli «mirati», dunque nessuno se li sarebbe fatti «scappare»: secondo ipotesi investigative potrebbero essere andati a combattere con l’ Isis. E bisogna poi dare la giusta importanza a un gruppo ristrettissimo di soggetti in Lombardia (quattro, cinque) che proprio dopo la strage di Parigi sono particolarmente monitorati, per vedere dove si muovono e come «parlano». I servizi di pedinamento sono stati potenziati. Non tanto o non solo per mappare i percorsi dei sospettati, ma soprattutto per annotare gli incontri, gli interlocutori, i bar quotidianamente scelti. Ci sono la necessità e la volontà di accelerare il monitoraggio alla ricerca di eventuali volti nuovi e di improvvise «scomparse». L’ Isis, e a Parigi l’ ha dimostrato, è imprevedibile. Ma i terroristi, nella preparazione degli attacchi, lasciano pur sempre delle tracce.

Prendiamo Salah Abdeslam, il grande ricercato per gli attentati. Se le autorità italiane, le stesse che domenica pomeriggio avevano diramato un’ urgentissima nota di ricerca alle pattuglie, non hanno avuto conferme di un suo transito in Italia durante la fuga, è più di uno scrupolo per l’ Antiterrorismo la verifica di alcuni segnali (blandi, sia chiaro) che potrebbero collocare nei mesi o negli anni scorsi Abdeslam in Lombardia, in non meglio precisate città e paesi. Nessuno è convinto che debba esser per forza stato dalle nostre parti, e anzi quei segnali potrebbero essere completamente falsi, magari conseguenza di uno scambio di persona o di errori nelle dritte degli informatori; ma mai come adesso accertamenti che in partenza non dovrebbero essere decisivi, vengono comunque svolti, e pure velocemente. Non è questa una fase storica per tenersi dei dubbi”