C’è anche un commissario della Polizia Penitenziaria di Bergamo, distaccato presso il carcere di Monza, tra le 27 persone coinvolte in una indagine condotta dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza di Bergamo e coordinata dalla Procura bergamasca, che, in particolare, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque indagati, tra i quali il commissario distaccato a Monza, l’ex direttore del carcere di Bergamo Antonino Porcino, il dirigente sanitario del medesimo carcere e due imprenditori della Bergamasca, tutti agli arresti domiciliari. Le accuse vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti, al peculato, al falso ideologico, alla tentata truffa ai danni dello Stato.
Tutto ha avuto inizio da un presunto trattamento carcerario «di favore» a un imprenditore arrestato nell’aprile 2017 dalla Finanza di Vibo Valentia nell’ambito di indagini collegate alla realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ristretto nel carcere di Bergamo, secondo le indagini avrebbe evitato il regime carcerario ordinario grazie a un lungo ricovero presso l’ospedale di Bergamo con certificazioni mediche su un presunto, ma inesistente, “grave shock emotivo”.
Ancora, sarebbe emersa un’ipotesi di corruzione in relazione alla stipula di un contratto di fornitura, in esclusiva, di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi all’interno della casa circondariale di Monza.
Tra le condotte illecite ci sarebbe anche l’utilizzo di personale della polizia penitenziaria in servizio, di veicoli dell’amministrazione nonché di materiale del carcere di Bergamo, per esigenze private dell’ex direttore e di altri funzionari di polizia penitenziaria e l’assunzione clientelare di personale presso la casa circondariale di Bergamo.