Confagricoltura: «Aziende della Brianza strozzate, serve un piano per l’emergenza in agricoltura»

Serve urgentemente un «piano per l’emergenza in agricoltura» per le aziende agricole della Brianza, strozzate dai rincari determinati dalla guerra tra Russia e Ucraina: lo chiede Confagricoltura.
Un campo agricolo in Brianza
Un campo agricolo in Brianza

Il conflitto russo-ucraino sta destabilizzando i mercati e mettendo in seria difficoltà gli agricoltori. Lo stanno sperimentando in questi giorni anche le aziende attive nel Milanese, nel Lodigiano e in Brianza, messe in crisi dall’aumento eccessivo dei prezzi per l’energia e non solo, in modo particolare per quanto riguarda il settore lattiero-caseario. «È per questo che Confagricoltura ritiene essenziale affrontare da subito le conseguenze dell’emergenza per il settore agroalimentare – spiegano in una nota -. Occorre, poi, far giungere agli agricoltori un messaggio e una chiara indicazione sulle misure che potranno essere assunte, al fine di assicurare la continuità dei processi produttivi e la salvaguardia dei redditi».

Il prezzo dei cereali, in particolare, ma anche delle proteine vegetali è destinato a restare elevato con pesanti conseguenze in primo luogo sulla zootecnia, uno dei settori trainanti dell’agroalimentare Lodigiano e Milanese. «L’apertura del conflitto in Ucraina ha dimostrato, ancora una volta, la situazione fortemente critica dell’Italia a causa della sua massiccia dipendenza dall’estero per soddisfare la domanda interna di materie prime agricole – attacca ancora Confagricoltura -. Una situazione che è andata aggravandosi negli anni, con il costante calo della produzione nazionale di mais, crollata dall’autosufficienza di una quindicina di anni fa ad uno scarso 50% attuale».

Occorre per questo «mettere in atto un piano immediato di incentivi» per favorire la coltivazione di ulteriori superfici a mais, le cui semine prenderanno avvio tra pochi giorni. Solo per l’alimentazione animale occorrono circa 9 milioni di tonnellate di mais a fronte di una produzione italiana di 6 milioni di tonnellate. È necessario, così, coltivare in Italia almeno 300mila ettari in più per soddisfare la domanda della zootecnia nazionale.

«Per quanto concerne la Politica agricola comunitaria occorrerà rivedere, allora, gli obiettivi legati al Green Deal, liberando i terreni necessari per aumentare la produzione di cereali, ma anche di energie rinnovabili – è la speranza di Confagricoltura -. Si può stimare che attualmente in Italia siano migliaia gli ettari di terreno a riposo ogni anno, suscettibili di tornare immediatamente in coltivazione». Un altro motivo di viva preoccupazione è costituito dalla disponibilità e dalle quotazioni dei fertilizzanti, considerato che la Federazione russa è tra primi produttori su scala mondiale di ammoniaca e nitrato di ammonio.

«Si tratta di una emergenza che richiede soluzioni immediate e concordate – ribadisce Luciano Nieto, commissario di Confagricoltura Milano, Lodi, Monza Brianza – in modo da salvaguardare le imprese agricole locali, perno sul quale far affidamento per rispondere in maniera efficace all’aumento generalizzato dei prezzi, soprattutto delle materie prime fondamentali come i cereali: il sistema produttivo locale è pronto a questa sfida, attende solo di essere sostenuto e valorizzato».