Avrebbero fornito ai dipendenti un impianto di “cernita e vaglio dei rifiuti solidi urbani non rispondente ai requisiti di sicurezza sul lavoro per mancanza della chiave di sicurezza sul quadrante elettrico e del carter di protezione sul nastro trasportatore”. Una macchina fuori norma, insomma, quella che i responsabili della Colombo Spurghi avrebbero messo a disposizione di Sonhibu Wade, 45 anni, cittadino senegalese rimasto vittima nel 2009 di un terribile incidente nello stabilimento di Concorezzo. A processo, ben 5 anni dopo l’incidente, sono Ruggero e Fabio Colombo, in qualità di soci amministratori della ditta di Spurghi, Francesco Masperi e Alessandro Galfetti, in qualità di amministratori delle cooperative che avevano l’appalto del servizio di selezione dei rifiuti, e datrici di lavoro dello sfortunato operaio di origine senegalese. Ieri a processo sono stati sentiti gli imputati, che si professano innocenti. Il giudice Elena Sechi, ha pi rinviato l’udienza per sentire i testi della difesa. La vicenda giudiziaria si è trascinata tra varie lungaggini processuali e cambi di giudici. A gennaio del 2009, il drammatico incidente. Giunto quasi alla fine del turno di lavoro, lo sfortunato operaio è rimasto intrappolato nell’impianto di smistamento dei rifiuti, presso lo stabilimento concorezzese. Nelle prime battute dell’inchiesta, gli inquirenti (oltre a sequestrare il macchinario presso il quale è avvenuta la tragedia) avevano interrogato i colleghi della vittima, tutti extracomunitari addetti allo smistamento dei rifiuti. Secondo il racconto dei colleghi, il lavoratore africano sarebbe morto durante le operazioni di ripulitura del macchinario.
Concorezzo, una macchina fuori norma ha ucciso l’operaio senegalese
I responsabili della Colombo spurghi di Concorezzo avrebbero fornito un impianto di trattamento dei rifiuti non a norma: per quoesto motivo è morto un operaio senegalese nel 2009