Come gestire il delirium nelle fratture degli anziani: il progetto guidato da Monza

Al San Gerardo la struttura capofila del Giog, gruppo italiano di orto-geriatria, che si occupa tra l’altro dell’approccio e cogestione e affronta le complicazione nelle fratture degli anziani, a partire dal delirium.
Il San Gerardo di Monza
Il San Gerardo di Monza fabrizio radaelli

Frattura del femore e delirium. Un binomio spesso ricorrente tra i pazienti anziani. L’ortogeriatria dell’Asst Monza San Gerardo è capofila di un progetto italiano, denominato Giog (Gruppo italiano di ortogeriatria) che coinvolge oltre 25 centri ortogeriatrici italiani, che mira a dimostrare la superiorità dell’approccio in cogestione (ortopedico-geriatrica) rispetto a quello tradizionale.

La cogestione è un modello che il nosocomio monzese ha già in atto dal 2005. Infatti nell’unità di ortogeriatria il chirurgo si occupa dell’intervento chirurgico e dell’immediato post-operatorio, mentre il geriatra, in collaborazione con l’equipe infermieristica e gli anestesisti, si occupa di tutto ciò che riguarda la preparazione all’intervento (gestione delle patologie mediche coesistenti), della prevenzione e della gestione delle complicanze, tra cui il delirium. Ai medici succede spesso di incontrare i parenti dei pazienti che hanno subito una frattura del femore che non si capacitano dello stato confusionale in cui si trovano i loro cari e chiedono se a loro sono stati somministrati degli psicofarmaci.

«Lo stato confusionale acuto, meglio noto come delirium, è una complicanza frequente in questi pazienti- spiega il professor Giuseppe Bellelli, direttore dell’unità di geriatria per acuti della Asst Monza e direttore della scuola di specializzazione di geriatria dell’Università degli studi di Milano-Bicocca- Nella nostra esperienza circa il 30-35% dei pazienti sviluppa delirium dopo la frattura del femore. Il delirium può essere definito come un disturbo acuto della capacità di mantenere l’attenzione e la consapevolezza di sé nell’ambiente. È importante sottolineare che il delirium è un problema di pertinenza prevalentemente geriatrica, perché riguarda soprattutto persone anziane e perché insorge a seguito di infezioni, interventi chirurgici, disordini di tipo metabolico e/o uso di farmaci».

In meno di un terzo dei casi si riscontra un delirium ipercinetico (agitato) mentre in oltre due terzi dei casi il delirium è ipocinetico (ovvero caratterizzato da sopore) o misto (caratterizzato dall’alternanza di delirium ipocinetico e ipercinetico). Il delirium ipocinetico e quello misto, come dimostrato da una ricerca pubblicata dal gruppo di ortogeriatria dell’Asst Monza San Gerardo, sono purtroppo gravati da una elevata mortalità e da un aumentato rischio di sviluppare demenza.

«I farmaci purtroppo non sono efficaci – riprende il professore Bellelli– mentre una prevenzione con terapie non farmacologiche lo è in circa il 40% dei casi. Gli approcci non farmacologici includono attività di stimolazione cognitiva, la regolarizzazione del sonno, la mobilizzazione precoce, eliminando, se possibile, il catetere ed evitando contenzioni fisiche, l’assunzione durante le ore diurne di bevande e l’utilizzo, se necessario, di occhiali e protesi acustiche». «La gestione di pazienti fragili complessi – sottolinea il direttore Generale della Asst Monza Mario Alparone – comporta necessariamente un approccio multidisciplinare. Queste logiche vengono applicate con successo al San Gerardo anche grazie ai lavori di ricerca sviluppati con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca». I risultati dello studio del Giog saranno pubblicati nei prossimi mesi.