Il fenomeno è insidioso, sfuggente. Viscido. E nella maggior parte dei casi resta lettera morta in termini di denuncia. Quasi l’80 per cento delle donne che hanno subito o subiscono una molestia sul posto di lavoro (dati Istat) preferiscono non parlarne. Meno ancora sono quelle che si rivolgono al magistrato.
«Di solito non denunciano – spiega Tatiana Biagioni, giuslavorista – e i motivi sono vari, da difficoltà famigliari o per la paura di perdere il posto di lavoro. Sono tutti motivi per cui vicende come queste emergono spesso gradualmente e vanno affrontate in modo corretto».
Per questo motivo Cisl Monza Brianza e Lecco ha presentato lunedì il nuovo servizio di assistenza rivolto alle lavoratrici vittime di molestie sul posto di lavoro o di discriminazione di genere.
«Nonostante il Job Act – dice Rita Pavan, segretario di Cisl MB – la norma sul licenziamento discriminatorio è rimasta la stessa. E nella maggior parte dei casi, bisogna avere dei “buoni occhiali” per leggere, dietro un licenziamento, altri motivi».
Atti formalmente legali, ma di fatto inquinati da motivazioni tutt’altro che legittime. E peggio avviene sul fronte delle molestie: «Ce ne occupiamo da anni – prosegue Pavan – ora abbiamo deciso di dare vita ad un gruppo specializzato nell’affrontare queste tematiche».
Il pool è composto da Tatiana Biagioni, esperta in diritto del lavoro, la penalista Patrizia Pancanti e da Stefano Goi, responsabile dell’ufficio legale di Cisl. Al momento il servizio è riservato ai tesserati Cisl e accanto a figure tecniche, prevede una convenzione con il Centro donne maltrattate di Monza (Cadom) per un supporto psicologico alle vittime.
«Ciò che avverrà dopo – precisa Biagioni – lo si vedrà nel tempo. L’importante è stabilire se si è subita una molestia e il percorso possibile».
La legge in materia, precisa la giuslavorista, nel corso del tempo si è evoluta recependo la normativa europea che ha spostato l’onere della prova dalla vittima al presunto molestatore. Il primo passo, però, è quello di rivolgersi a qualcuno che abbia la giusta preparazione. Lo sportello aprirà ufficialmente da marzo. Per accedere, è sufficiente telefonare all’ufficio Vertenze, al numero: 039 23991 oppure inviare una mail all’indirizzo: vertenze.monza(at)cisl.it. Una volta contattato l’ufficio, seguirà un incontro e il colloquio con gli avvocati. Il servizio è naturalmente gratuito e, come si diceva, in caso di necessità è disponibile anche il supporto psicologico.
«Il nostro intento non è quello di portare per forza le persone ad affrontare un iter giudiziario. Quello che vogliamo è aiutare coloro che si trovano in questa situazione a presentarsi per un’eventuale azione con solide basi ed evitare il rischio di passare da vittima di molestie a calunniatrice». Perché esiste anche questo rischio: «Vanno valutati gli aspetti penali della questione – precisa Patrizia Pancanti – per evitare che si possa incorrere nei reati di diffamazione nei confronti del molestatore o di calunnia». Per questo motivo è fondamentale avvalersi di figure specifiche. I tempi, in generale, confermano non sono lunghissimi: «I tribunali del lavoro sono più celeri, in un anno la vicenda potrebbe chiudersi»