Per l’assessore ai Servizi demografici Pier Franco Maffè «una riflessione va avviata», per l’ex sindaco Pd Roberto Scanagatti è una questione «di civiltà». Tanto basta a riaprire il dibattito sull’opportunità di realizzare un forno crematorio: il tema ha fatto capolino lunedì in consiglio comunale durante la discussione sul nuovo regolamento di polizia mortuaria che ha sostituito quello del 1959.
«Una città come Monza – ha affermato Scanagatti – deve dotarsi di un impianto simile che, del resto, era previsto dal project financing» ma è stato cassato a causa del vincolo posto dal Pirellone che ha legato il suo varo allo smaltimento di tutte le bare di zinco utilizzate in Lombardia. La struttura, ha aggiunto, sarebbe giustificata dai numeri: quasi la metà del migliaio di monzesi che muore ogni anno viene cremata e le famiglie devono rivolgersi ad altri comuni. «Torniamo in Regione – ha sollecitato – e domandiamo un impianto che non smaltisca i resti prodotti altrove». Il democratico ha raccomandato anche la predisposizione di un campo cinerario con cellette destinate alle urne con i resti della cremazione e l’individuazione di un direttore dei cimiteri che coordini le attività dei due camposanti «con la passione che meritano».
L’idea del forno non piace alla Lega: «I cittadini non lo vogliono – ha tagliato corto Salvatore Russo – anni fa abbiamo raccolto 1.097 firme contrarie e ora non è opportuno rispolverare» il discorso. Sono, invece, tutti d’accordo sulla necessità di allestire una sala del commiato: «La passata amministrazione – ha ricordato Scanagatti – ha predisposto un’ipotesi progettuale che ha ottenuto l’assenso di massima della Sovrintendenza. Sarebbe sufficiente riprenderla».
Il regolamento illustrato la scorsa settimana è stato integrato dagli emendamenti dei consiglieri: rispetto alla prima versione è stata prolungata la durata delle concessioni e delle proroghe ma è caduta nel vuoto la proposta di mantenere i cortei funebri al Cederna e a San Fruttuoso presentata Chiara Pozzi della lista Scanagatti che ha riscosso consensi anche tra i banchi della maggioranza: «Dobbiamo rinunciare a malincuore – ha precisato Maffè – in quanto non ci sono vigili a sufficienza per garantire la sicurezza».
L’articolato non tocca le tariffe per l’uso di tombe e loculi, rincarate nei mesi scorsi, ma impone il pagamento anticipato delle concessioni. La bocciatura dell’emendamento con cui il Pd ha cercato di introdurre la possibilità di rateizzare gli importi ha convinto il centrosinistra ad astenersi. Il testo è stato, quindi, approvato con 21 voti della maggioranza, dei pentastellati e di Civicamente.