L’orrore l’aveva davanti agli occhi quasi ogni giorno, ma quando a pagarne le spese è stata la mamma, ha trovato il coraggio d’impugnare il telefono cellulare e di chiedere aiuto ai carabinieri. Grazie a un ragazzino di dieci anni ora il bruto, il padre, è in carcere con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.
Secondo episodio di violenza domestica in meno di dieci giorni a Meda, dove nel silenzio della propria abitazione prima un idraulico e poi un impiegato hanno terrorizzato, picchiato e vessato per anni chi invece dovevano proteggere: i loro familiari. Dopo essere intervenuti a casa di una coppia di coniugi trentenni, lui un idraulico, in settimana i carabinieri della stazione di Meda sono entrati in un’altra abitazione. Ad attivarli è stato un ragazzino. Immaginabile lo stupore del centralinista del 112 nel sentire dall’altra parte della cornetta una voce giovanissima e soprattutto terrorizzata: «Venite. Papà mi ha picchiato, papà ha picchiato la mamma». In una bella domenica pomeriggio dal sapore già primaverile, giorno principe dedicato allo stare in famiglia, per una donna di 45 anni e il figlio di 10 anni invece è andato in scena l’ennesimo capitolo di un incubo. Il padre, un impiegato di 46 anni con piccoli precedenti di polizia, per una banale discussione sul menage familiare ha dato in escandescenza.
Obiettivo del suo ennesimo scatto d’ira il figlio. Ha iniziato a colpirlo, schiaffi per lo più, e la madre si è frapposta tra i due, sperando di ristabilire la quiete domestica. Lui invece ha continuato prendendosela anche con la moglie, fino a quando il figlio non ha chiamato i carabinieri. La donna prima di domenica non si era mai rivolta ai militari, ma al personale intervenuto ha raccontato che la violenza in famiglia prosegue da due anni. Vessazioni, intimidazioni, vere e proprie botte, un reato perpetrato nei suoi confronti e nei confronti del figlio, che sommato alla flagranza di reato, ha portato i carabinieri a formalizzare l’arresto nei confronti del quarantaseienne per maltrattamenti in famiglia.
Madre e figlio sono stati accompagnati in ospedale, dove i medici del pronto soccorso hanno riscontrato sul corpo di entrambi una serie di ecchimosi e lesioni. La donna è stata dimessa con una prognosi di 6 giorni, il ragazzino invece dovrà restare forzatamente a riposo 10 giorni per riprendersi dalle botte, ma sicuramente ci vorrà molto più tempo per dimenticare l’orrore subito da chi avrebbe dovuto proteggerlo e non picchiarlo.