“Il correre sfrenato de’ cavalli – una donna ed un bambino sotto le gambe d’un cavallo”. Sembra di rivivere in do maggiore le proteste per i furgoni delle consegne che sfrecciano in pieno centro storico, un problema sollevato dai lettori soprattutto nel momento di massima congestione, lo scorso dicembre.
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Ma l’immagine è anche quella vista tante volte nelle rievocazioni ottocentesche al cinema, con le carrozze che non vedono i passanti tra le brume di una Londra vittoriana. Non sembra tanto differente Monza in un trafiletto di cronaca di giovedì 9 marzo 1899, pubblicato sulla Rivista monzese in terza pagina, che consegna l’immagine di una città per una volta anni luce lontana da quella di oggi.
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“Più volte abbiamo lamentato il correre sfrenato di cavalli nelle principali nostre vie. Più volte abbiamo, indarno, richiamata l’attenzione della forza pubblica, e dei vigili perché una buona volta si facessero rispettare le leggi; altre volte abbiamo pregato l’Autorità Comunale perché si decidesse a far scrivere sui muri delle vie più popolate: Proibito transitare con cavalli o velocipedi di corsa, ma ormai nulla si fece, ne si farà non dopo successe varie disgrazie”.
Insomma: il vecchio caro “si aspetta solo il morto” era già un refrain centoventi anni fa, l’anno di nascita del Cittadino (di cui la Rivista monzese è l’antecedente). Il motivo della presa di posizione era quella volta da ricondurre a un fatto di cronaca come probabilmente ne capitavano abbastanza di frequente.
“Nei giorni di mercato poi, è un vero sconcio. Certi negozianti equini non si contentano della piazza del mercato, ma si fanno padroni di Monza, ed ogni viottolo è buono per fare correre i loro ronzini, senza riguardano alcuno a donne, uomini o fanciulli. Così giovedì scorso una certa Picazzi Giuditta, mentre conduceva per mano un suo bambinello, in via Santa Maddalena veniva travolta da un cavallo e ferita in più parti. Dicevasi ucciso anche il bambino, invece il suo angelo custode lo protesse e nulla riportò di male. La povera Giuditta invece giace all’ospitale e ne avrà per un buon pezzo”.
E poi le conseguenze. “E il proprietario del cavallo feritore fu arrestato? Chi pagherà i danni alla povera donna? Servisse questo doloroso caso a dimostrare l’utilità delle nostre raccomandazione, che corrispondano al comune desiderio”.