Che sarebbe stato un anno speciale lo si sapeva. Ed erano anni in cui le battaglie politiche, e le tensioni sociali, si facevano sentire in modo aspro: non era passato che un anno dai moti spenti nel sangue dalle cannonate a Milano. Anzi, meno: la memoria di quello che era successo il maggio del 1898 doveva essere ancora viva in tutti, dentro e fuori i confini del capoluogo lombardo. D’altra parte anche Monza aveva pagato il suo tributo alla richiesta di diritti che la sollevazione aveva portato all’attenzione del governo.
Elezioni, appunto: sarebbero arrivate non molto il là nel tempo rispetto a quel giovedì 30 marzo in cui la Rivista Monzese ironizzava sul ritorno di un periodico locale di certo non vicino alle posizioni cattoliche che il giornale precursore del Cittadino rappresentava.
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Terza pagina di quattro, quella dedicata alle cronache comunali, seconda colonna, ultimo neretto in basso alla pagina: “È ricomparso il Lambro, non il fiume, perché questo almeno continua sempre senza sospenderci mai il beneficio delle sue acque. Intendiamo: il Lambro, periodico settimanale monzese, che da tre anni ci sospese i suoi benefici cicaleggi, è ricomparso con tanto di X anno”.
Schermaglie politiche – era un giornale democratico-socialista – messe nero su bianco dai caratteri a piombo che ricordano comunque ancora una volta tempi più recenti: forse non nel decennio più recente, ma sicuramente ancora nei primi Duemila a ogni tornata elettorale in città si è tornati a parlare di acquisti e spostamenti di testate o di comparse di nuovi fogli in occasione delle tornate amministrative. Tanto più allora, quando i fogli locali erano lo strumento indispensabile per sapere cosa stesse succedendo e arrivare in tutte le case e nelle campagne.
“Anche l’anno scorso, quando ci aspettavamo le elezioni comunali, minacciava di risorgere, ma la loro sospensione determinò anche quella del Lambro, che riposò ancora un anno”. Erano state le battaglie sociali a suggerire al governo di prendere tempo con i rinnovi amministrativi, ormai, a un anno di distanza, non più rinviabili. “Gli diamo il buongiorno e ci congratuliamo della sua ricomparsa – concludeva la Rivista monzese – supponendo possa durarla in vita almeno fino a elezioni passate”.