Forse lo scontro tra Comune di Monza e proprietà della Cascinazza è destinato a durare per sempre: perché non è bastato il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro il piano territoriale provinciale, un mese fa. Ora Lenta Ginestra, la società subentrata dalla Istedin di Paolo Berlusconi, ha deciso di ricorrere alla Suprema corte di Cassazione contro la sentenza della Corte di Appello di Milano che di nuovo respinto in toto le richieste risarcitorie della società per le mancate edificazioni.
Il Comune di Monza anche in questo caso ha deciso di resistere e ha affidato l’incarico all’avvocato Mario Viviani, che aveva già curato gli interessi dell’amministrazione pubblica nel precedente grado di giudizio. Lenta Ginestra srl ha notificato al Comune il 21 novembre il ricorso alla Suprema Corte contro la sentenza d’Appello chiedendo di “accogliere tutte le domande formulate” e quindi ottenere “il diritto dell’indennizzo al ricorrente, condannare il Comune al relativo pagamento” e poi “rinviare a diversa sezione della Corte d’Appello di Milano il giudizio per l’accertamento, la dichiarazione dell’inerente diritto e la liquidazione dell’indennizzo in favore della ricorrente e la conseguente condanna del Comune al relativo pagamento; in ogni caso con tutte le conseguenze di legge“. La notizia del ricorso in Appello per i 50 ettari di terreni oggi agricoli e vincolatissimi tra San Donato e San Rocco risale a tre anni fa: allora l’indennizzo richiesto per le mancate costruzioni era stato stimato dal privato in “non meno di 66 milioni di euro, oltre a rivalutazione e interessi”.
Come detto, non è che uno dei ricorsi, perché Lenta Ginestra lo scorso novembre ha deciso di presentarne un altro (direttamente a Mattarella) contro la variante alle norme del Piano territoriale provinciale, approvata un anno fa. La società, proprietaria dell’area Cascinazza, ha chiesto di annullare l’atto che, tra l’altro, vincola i terreni agricoli, verdi e non edificati.