Un saluto pasquale schietto e aperto, fatto dietro a uno schermo in videoconferenza ma “per guardarvi in viso e dirvi quel che mi sta a cuore in questo delicato momento”. Il rettore dell’istituto superiore don Carlo Gnocchi, Luca Montecchi, ha parlato ai suoi studenti. La premessa è stata aspra: “Il momento è duro, difficile, perché siamo confinati nelle mura di casa, conduciamo una vita separata, stretti tra il timore e il senso di colpa del contagio: ci dicono che abbiamo il sacro dovere di proteggerci, che non dobbiamo frequentarci, non dobbiamo ritrovarci, né fare sport né creare o propiziare occasioni di svago collettivo, d’allegria condivisa, di contatto. Che non dobbiamo andare a scuola, e che farla “a distanza”, da lontano, è in pratica equivalente. Dopo un anno abbiamo fatto esperienza del contrario, e si registra l’aumento impressionante dei casi di depressione, di panico, di fobie e di manie che in questi tempi prendono proprio gli adolescenti”.
Il punto di vista del don Gnocchi, però, è differente. “Noi docenti, presidi, il rettore per primo, abbiamo cercato sempre, negli ultimi 13 mesi, di vincere o combattere questa sindrome da abbandono, di non rassegnarci al nuovo stato di cose tanto nel concreto fare lezione quanto nel modo deprimente di pensare la vita che si respira intorno. Abbiamo a cuore la salute anche mentale dei ragazzi. Noi, la “dad”, la facciamo non perché sia un ideale di scuola, tutt’altro, ma perché il web e il pc sono un canale e uno strumento che, con le ripetute limitazioni che ci sono imposte, almeno ci consentono di tenere aperta e viva la relazione, i rapporti fra noi”.
L’accento sull’importanza di una vita libera e non solo tutelata e protetta, Montecchi l’ha posto nuovamente assicurando che si farà il possibile per riportare, nei limiti della norma, quanti più studenti in classe. Ai ragazzi ha chiesto invece di considerare che “l’epidemia ci ha fatto capire, o riscoprire, quanto è importante il rapporto umano, la stima e la fiducia nei confronti dei maestri, tutto l’opposto della distanza, dell’estraneità che tante volte si prova in tante scuole; ora anzi, capiamo di più che è un bene prezioso il fatto che i professori ci sono e sono lì per aiutarmi. E io, studente, posso sempre rivolgermi a loro, anche a uno solo, per dire la mia difficoltà così come la mia proposta”.