La trasferta a Nanjing, in Cina, dove ha preso parte ai Giochi olimpici giovanili, Filippo Tortu, atleta nato il 15 giugno 1998 e studente al “Ballerini” di Seregno (liceo scientifico), non la scorderà tanto facilmente per via dell’amaro epilogo della gara sui 200 metri. Il ragazzo di Carate tesserato alla Riccardi Milano, allenato da papà Salvino, ha rivissuto la gara attraverso le immagini, dalle quali spicca il modo eccellente con cui ha affrontato la fase lanciata del suo mezzo giro di pista.
Quindi gli ultimi metri appaiato allo zambiano Brian Kasinda, sino al momento in cui si sono sfiorati per poi conquistare il secondo posto alle spalle del cinese di Taipei, Yang Chun-Han. Il crono è stato sontuoso: 21.38 ovvero quarto tempo allievi italiani all-time (per un atleta al primo anno di categoria) dietro Andrew Howe, Matteo Galvan e Carlo Occhiena. La finale A conquistata grazie al sesto tempo. Il dramma però era dietro l’angolo: nel tuffo sul traguardo Filippo cade male e rimedia un serio infortunio (doppia frattura di ulna e radio, dirà la diagnosi) ad entrambe le braccia tanto da escluderlo in modo beffardo dalla gara per le medaglie.
«Mi sono buttato sul filo per guadagnare il secondo posto che mi avrebbe permesso la finale sicura dei 200– spiega- purtroppo è andata come tanti hanno visto, nella gara avevo due punti di riferimento: dietro lo zambiano Kasinda che vanta 21”02 e, in settima corsia, Chun-Han con 21”03 che ha fatto gara a sé. Alla fine della curva ho cominciato a rosicchiare la resistenza di Kasinda che è andato in crisi disperdendo verso l’altro le sue spinte. L’ho rimontato proprio sul traguardo».
Purtroppo nello slancio del tuffo è caduto a terra. «Impatto tremendo, ho sentito forti dolori alle braccia quando un barelliere ha cercato di sollevarmi». Poi l’ospedale. «Mi hanno subito portato al pronto soccorso e in ospedale mi hanno ingessato le braccia. In questo percorso mi sono stati vicini i medici della Fidal e i dirigenti del Coni. Non ho parole per ringraziarli».
Quindi il rientro anticipato in Italia. «Vedere i miei genitori è stato un sollievo- conclude Filippo – sono stato visitato all’istituto Galeazzi di Milano dove mi hanno rifatto la fasciatura gessata. Ora un’ulteriore visita di controllo. L’esito è importante: si deciderà se dovrò essere sottoposto a intervento chirurgico».