Brianza Restart, il segno del Covid sul welfare: cos’è cambiato, cosa cambierà

C’era il welfare sul tavolo territoriale di confronto del secondo giorno di Brianza Restart: un sistema che fa i conti e che impara la lezione della pandemia Covid per guardare avanti.
Restart 2021: la giornata del terzo settore
Restart 2021: la giornata del terzo settore Fabrizio Radaelli

Le nuove povertà che si sono aggiunte ai bisogni noti e la necessità di potenziare la medicina territoriale hanno svelato l’urgenza di aggiornare il lavoro di rete che le istituzioni e il terzo settore hanno avviato parecchi anni fa per costruire un welfare condiviso: lo ha ricordato giovedì il vicepresidente della Provincia Riccardo Borgonovo nella seconda giornata del Brianza Restart. «Nel 2020 – ha spiegato – abbiamo individuato otto linee prioritarie tra cui le politiche per i pazienti non autosufficienti, il sostegno al reddito, la lotta alle diseguaglianze sociali e abbiamo intrapreso un lavoro di tessitura al tavolo» specifico.

Proprio la pandemia, ha commentato il direttore generale dell’Ats Brianza Silvano Casazza, ha insegnato molto: «Ha avvicinato le istituzioni e – ha constatato – ci ha fatto capire quali ambiti migliorare. Le normative dell’ultimo anno risentono dell’esperienza di quei mesi: le indicazioni della Regione sui piani di zona riprendono la cabina di regia come luogo di confronto». Dai disastri in campo sanitario e dai lutti causati dal covid-19 nasceranno entro il 2026 le case e gli ospedali di comunità che dovrebbero migliorare la medicina territoriale: a livello nazionale saranno investiti 7 miliardi di euro del Pnrr. Ogni ospedale di comunità, tra cui quello di Giussano, potrà contare su 2,6 milioni mentre le case che riuniranno team di medici, infermieri e assistenti sociali avrà a disposizione 1,5 milioni. In Lombardia dovrebbero essere 216, una ogni 50.000 abitanti con l’obiettivo di arrivare a una ogni 25.000 in pochi anni: nel tracciare i loro confini, ha assicurato Casazza, si terrà conto dei medici di base che operano in più comuni. È già partito, ha aggiunto, il confronto con gli amministratori locali per capire dove collocarle.

«Da un anno – ha ribadito il sindaco di Lissone Concettina Monguzzi – dobbiamo affrontare nuovi bisogni che, a loro volta, ne trascinano altri: le soluzioni non sono semplici. La costruzione di reti, a cui va assicurata una continua manutenzione, è fondamentale e noi non partiamo da zero». Il welfare di comunità, ha proseguito, deve educare i cittadini a leggere i bisogni dei territori. «Nel 2020 – ha riflettuto Marco Meregalli, coordinatore del comitato provinciale di Confcooperative – abbiamo dovuto riprogettare completamente tanti servizi tra cui quelli rivolti ai disabili dato che 1.500 famiglie si sono ritrovate i ragazzi a casa». La rete tra i vari soggetti deve ora trovare risposte alle 83.000 persone fragili della Brianza, dagli anziani ai pazienti della neuropsichiatria infantile.

La costruzione della mappa della salute, ha ammonito il segretario generale della Cisl Mirco Scaccabarozzi, dovrà essere realmente condivisa e la nuova legge regionale sulla sanità dovrà evitare di privatizzare parti del sistema sanitario pubblico.