Brianza, i ladri della mafia dell’Est Nei tattoo la loro storia criminale

Con il pedigree criminale impresso sulla pelle: sono i tatuaggi quelli che fanno un “soldato” al servizio della mafia dell’Est. Ad esempio molti dei georgiani arrestati per furti in appartamento - decine anche in Brianza - avevano tatuato sul petto un lupo incorniciato da una stella. Il significato? “Ladro e rapinatore”.
Il lupo e la stella, un tatuaggio che significa “ladro e rapinatore”
Il lupo e la stella, un tatuaggio che significa “ladro e rapinatore”

Con il pedigree criminale impresso sulla pelle: sono i tatuaggi quelli che fanno un “soldato” al servizio della mafia dell’Est. Ad esempio molti dei georgiani arrestati per furti in appartamento – decine anche in Brianza – avevano tatuato sul petto un lupo incorniciato da una stella. Il significato? “Ladro e rapinatore”. I carabinieri di Novara sono stati sulle loro tracce per tre anni e ne hanno arrestati 164 e hanno sequestrato refurtiva per qualcosa come 14 milioni. Ladri agguerriti e addestrati i “soldati”, con la loro storia nell’inchiostro, sulla pelle: abilità, qualifica, omicidi, condanne scontate e vendette consumate. Gli stessi codici descritti dallo scrittore Nicolai Lilin in ‘Educazione Siberiana’, poi diventato un film di successo. Una realtà ricostruita dagli inquirenti della direzione distrettuale di Bari che proprio attraverso i tatuaggi di alcuni individui arrestati hanno svelato lo sbarco in massa di queste nuove mafie dell’Est in Italia. In Brianza i “soldati” avevano anche due basi organizzative e logistiche, a Lissone e Barlassina, dove custodivano arnesi da scasso e refurtiva e per ore si allenavano a aprire serrature, montate con una morsa a tavolini del soggiorno. A dar loro una mano anche due donne, di professione badanti, che si intestavano le basi e davano dritte sugli appartamenti da derubare. Dopo i 28 arresti di giugno, nei giorni scorsi altri undici e la scoperta di un altro “appoggio” di una batteria di ladri a Brugherio, questa volta una stanza in subaffitto. Sono una decina i monzesi e brianzoli che per il momento hanno chiamato i militari di Novara e hanno riconosciuto loro preziosi tra i quintali di merce sequestrata. Merce destinata a ricettori i cui proventi confluivano nella cosiddetta “obshak”, una cassa comune di diversi miliardi di euro.